31 Marzo 2011, 17:10
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O’scia’, “o sciato” mio, anima, gioia mia. E’ il saluto che i lampedusani rivolgono alle persone care. O’ scia’, fiato di vita, alito di vento tiepido e dolce che accarezza il viso, tienimi tra le tue braccia.
O’ scia’ presidente Berlusconi, che come un soffio leggero non è atterrato a Lampedusa. Lei è planato candido sulla gente e sulle case di questa povera isola, arricchendola per tre ore col suo sorriso, e impoverendola con la sua maschera di cera. O’ scia’ presidente. Atteso per giorni, settimane, mesi dai lampedusani inferociti dal suo silenzio, e salutato con una fragorosa ovazione da stadio al momento dell’addio. O scia’ presidente, che tra l’esasperazione collettiva, e le migliaia di sacchi di munnizza abbandonati dagli immigrati per le strade di un paese sull’orlo del baratro, ha annunciato l’acquisto di una villa da un milione e mezzo di euro. E che importa se dinanzi a lei, o’scia’ presidente, c’era gente che cerca di lavorare almeno tre mesi l’anno per tirare a campare nei restanti nove. Ciò che importa, o’scia’, è che lei ha capito già da tempo che la sua arma infallibile è che in fondo tutti, almeno una volta, abbiamo sognato di comprare tutto ciò che volevamo, e mandare a quel paese tutto il resto.
O’scia’ presidente, che dopo la sua visita a Lampedusa torneremo finalmente a guardare l’orizzonte con lo sguardo carico di sogni e speranze; e pazienza se fino a ieri il mare ci ha regalato altri 500 disperati, e l’angosciante ipotesi di un naufragio al largo. Immigrati. Ieri ha detto di averli visti “in lungo e in largo”, avrebbe forse dovuto vederli “dentro”, fermandosi tra loro e respirando il tanfo della collina dove sono stipati, così come fanno da più di 60 giorni i cittadini di questa terra, che mettono a loro disposizione case, letti, docce, calze e persino mutande. Forse, o’ scia’, all’elenco presidente “imprenditore”, presidente “operaio”, presidente “paroliere di Apicella”, non sarà mai possibile aggiungere “presidente immigrato”. Stona troppo con i colori accesi con cui vorrebbe ridipingere l’isola.
Con la sua polvere di fondotinta e parole è riuscito ad incantare un’intera isola, così come Trilly Campanellino faceva volare Peter Pan con la polvere di stelle, o’scia’. E Lampedusa oggi si addormenta euforica, col sorriso inebriato tra le gote sfregiate: drogata dalle sue promesse. Speriamo davvero che al suo risveglio, l’isola che c’è, si riscopra quella coloratissima isola che non c’è prospettata da lei. O’ scia’ presidente, che da mattatore navigato qual è, ha strappato con forza dalle mani del governatore Lombardo (lo stesso che il giorno prima le dichiarava guerra per il mancato invito al consiglio dei ministri, annunciando azioni eclatanti di fronte a Palazzo Chigi) il microfono, interrompendolo con quell’antipatico “ci penso io” che unito al gesto poco accorto, riesce persino a farci sentire per un attimo solidali al primo cittadino della regione.
O’ scia’ presidente, una ventina d’anni fa, un grande illusionista americano fece sparire la Statua della Libertà. Il trucco si rivelò essere una grande pedana girevole, che impercettibilmente faceva ruotare il pubblico che assisteva allo spettacolo. Ad un certo punto gli spettatori non videro più la statua, che dopo pochi minuti, per magia, e con un altro mezzo giro di pedana, riapparve. O’scia’ presidente, da quando ieri ha ripreso il volo ho un dubbio che mi assilla: a noi, che restiamo qui a Lampedusa, e non siamo a New York, cosa ci ha lasciati a guardare?
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31 Marzo 2011, 17:10