Pacco, doppio pacco, contropaccotto | Scoperta una truffa con le "croste" - Live Sicilia

Pacco, doppio pacco, contropaccotto | Scoperta una truffa con le “croste”

Come la trama di un film
di
2 min di lettura

Una truffa nella truffa, ‘croste’ vendute per originali, l’acquirente che paga gli antiquari truffaldini con assegni scoperti (ma poi si scopre che era consapevole del trucco) denunce reciproche. Insomma, come nel film ‘Pacco, doppio pacco e contropaccotto’ (nella foto la locandina), il film di Nanni Loy. E’ quanto emerge da un’indagine condotta tra il napoletano e Palermo che ha portato alla scoperta di un giro di contraffazione di numerose opere d’arte del ‘700 e ‘800 napoletano falsamente attribuite ad artisti del calibro di Giacinto Gigante, Domenico Morelli, Salvator Rosa. L’attività di contraffazione e commercializzazione illecita di dipinti attribuiti in maniera fraudolenta allo stile pittorico e ai principali artisti del ‘700 e dell’800 è stata scoperta, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, dai carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale di Napoli e Palermo. Sono state eseguite tre ordinanze cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Torre Annunziata nei confronti di Antonino Pavoniti, residente a Palermo, procacciatore d’affari nel campo dei beni culturali, finito agli arresti domiciliari, e due antiquari restauratori di Meta di Sorrento, nel Napoletano, Raffaele Caso e Teresa Aversa, colpiti invece dalla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di commercio di opere d’arte. L’indagine ha preso spunto da una denuncia che fu presentata nel settembre 2008 proprio da Pavoniti in qualità di acquirente di quattro dipinti antichi, rivelatisi poi contraffatti, presso il laboratorio di restauro di Caso e Aversa. La successiva perquisizione consentì di trovare numerosi dipinti abilmente contraffatti nella firma e nell’esecuzione. Ma, secondo la Procura di Torre Annunziata, Pavoniti aveva acquistato i quattro dipinti “pur consapevole della loro falsità pagandoli peraltro una cifra notevolmente inferiore rispetto al normale valore di mercato che, per opere originali di analoga fattura, veniva quotata intorno ai 250 mila euro”. Secondo la Procura “l’acquisto avveniva verosimilmente con l’intenzione di rivendere a sua volta i dipinti come autentici sul mercato palermitano, magari sfruttando la buona fede di acquirenti poco esperti del settore e ricavando un ingiusto profitto”. Pavoniti aveva pagato parte del prezzo pattuito con assegni poi risultati privi di copertura finanziaria provocando la denuncia dei due antiquari sorrentini. Lo stesso Pavoniti, a sua volta, aveva poi deciso di denunciare i due ai carabinieri.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI