PALERMO – Marcello Grasso ha superato il limite che gli impone la professione. Secondo i consulenti della Procura, nulla c’era di professionale in ciò che accadeva nello studio nello studio dello psichiatra, fratello dell’ex presdente del Senato Pietro, in via Pasquale Calvi.
Le foto nude o in vestiti burlesque, il ballo cin abiti succinti come fossero in scena, le mani del medico che toccavano le parti intime di tre pazienti. I due consulenti, uno psichiatra e una psicologa, citati in Tribunale dalla Procura, ripetono che nel rapporto fra terapeuta e paziente non può esserci, in nessun caso, un contatto fisico, per di più spinto.
Dalle domande dei difensori, gli avvocati Vincenzo Lo re e Fabrizio Biondo, emerge il tentativo di ricondurre il tutto ad un percorso sensoriale condiviso dalle tre donne. Le pazienti erano in terapia per problemi nella sfera sessuale. Ecco perché, secondo la difesa, si è passati alla individuazione delle zone erogene e alla riscoperta della propria sessualità.
L’accusa la pensa in maniera opposta: le donne erano paralizzate, incapaci di reagire, fortemente a disagio. Hanno subito le violenze sessuali dello psichiatra.