Palermo, le chat dei boss arrestati: la commissione in videocall

La nuova commissione si riuniva in chat: i boss in videochiamata

Le nozze d'argento del boss Tommaso Lo Presti
Dallo statuto scritto di Cosa Nostra alle nuove tecnologie
BLITZ A PALERMO
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4 min di lettura

PALERMO – Un mix fra passato e presente per tentare di riorganizzarsi. Da una parte c’è il vecchio statuto di Cosa Nostra nascosto chissà dove, dall’altra le nuove tecnologie con i boss che si riuniscono in chat.

Il blitz con 181 arresti azzera quattro mandamenti – Porta Nuova, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria di Gesù, Bagheria – e le relative famiglie, ma coinvolge anche personaggi chiave a Pagliarelli e alla Noce.

Nella mafia di oggi spiccano i nomi di Tommaso Lo Presti (che avrebbe un ruolo sovraordinato rispetto agli altri boss) e Stefano Comandè di Porta Nuova, Francolino Spadaro della Kalsa, i fratelli Nunzio e Domenico Serio (il primo già detenuto) e Francesco Stagno di San Lorenzo, Guglielmo Rubino di Santa Maria di Gesù, Gino Mineo e Giuseppe Di Fiore di Bagheria.

Il tentativo di organizzare la nuova cupola è stato stoppato dai carabinieri con i blitz “Perseo” del 2008 e “Cupola 2.0” del 2018. Dopo le batoste ricevute la mafia palermitana ha provato a serrare i ranghi “per camminare e ingrandire perché qua il cervello per migliorare ce l’abbiamo”.

“Lo statuto di Cosa Nostra”

Ed è nell’equilibrio fra passato e presente che i boss hanno trovato nuovo vigore. Già Francesco Colletti, capomafia di Villabate, presente alla riunione del 2018, quando divenne collaboratore di giustizia aveva parlato di regole scritte conservate a Corleone.

Dello “statuto scritto, che hanno scritto i padri costituenti” si parlò a Butera, il 5 settembre 2022, nella riunione convocata dai Badagliacca di Rocca Mezzomonreale. Oggi i boss sanno di essere pedinati ed evitano pericolose riunioni in presenza. Si sono affidate ai nuovi sistemi di comunicazione. Niente più riunioni presenza, addirittura su lussuose barche ormeggiate a largo di Palermo, ma chat e videochiamate.

Cellulari in carcere

In carcere riescono a fare arrivare minuscoli apparecchi telefonici e migliaia di sim, destinate ciascuna a una breve durata per annientare le eventuali attività di intercettazione. I detenuti continuano la loro la militanza mafiosa, seppure in videochiamata, collegandosi ad un ad un “citofono”. Altro non è che un cellulare “esterno” dedicato a ricevere e chiamare l’utenza attiva dentro al carcere che diventa il mezzo per organizzare le riunioni di mafia.

Sono convinti di non essere controllati ed invece i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale li hanno stanati. Francesco Pedalino di Santa Maria di Gesù, Nunzio Serio di San Lorenzo, Calogero e Calogero Piero Lo Presti di Porta Nuova sono solo alcuni dei boss sorpresi a parlare dal carcere.

I Lo Presti nel corso di una lunga serie di telefonate organizzarono persino il pestaggio di Giuseppe Santoro. Indicarono le modalità e stabilirono chi doveva fare parte della spedizione punitiva a cui assistettero in diretta con il video collegamento

I criptofonini hanno reso possibili le riunioni e ovviato all’assenza della commissione provinciale di Cosa Nostra che, come spiegava il 28 febbraio 2024 Francesco Pedalino, stenta a ricostituirsi perché ogni tentativo finora è terminato con gli arresti: “Non c’è più du cuosu ri trent’anni fa… se l’hannu fattu tre volte e tre volte al nascere della cosa hanno arrestato a tutti… trent’anni fa si faceva e non si sapeva niente… si faceva… ora invece sappiamo tutte cose”.

I boss in chat e l’errore fatale

Meglio affidarsi alle nuove tecnologie. Il 6 febbraio 2024 è stata registrata una conversazione tra il reggente di Tommaso Natale-San Lorenzo Nunzio Serio e Francesco Stagno che hanno commesso un errore fatale. Mentre discutevano di carichi di droga con il calabrese Emanuele Cosentino sono emersi chiari riferimenti alle comunicazioni riservate con gli altri boss.

“Gli utenti (boss) hanno lasciato la chat”

“Tu sei uscito qua pure mi… mi ha oscurato a me”, diceva Serio. E mostrava il cellulare a Stagno. “… guarda… gli utenti hanno lasciato la chat… ma che minchia dici”. Mentre tentavano di ripristinare la connessione hanno svelato i nomi dei partecipanti. E cioè il gotha mafioso del momento: Tommaso Lo Presti, reggente il mandamento di Porta Nuova (“il pacchione… ora fa quarant’anni di matrimonio”), Guglielmo Rubino, reggente del mandamento di Santa Maria di Gesù (“Guglielmo per noi si leva la vita”), Cristian Cinà, della famiglia di Borgo Vecchio (“Cristian Borgo Vecchio”), Giuseppe Auteri, a quel tempo latitante, ai vertici del mandamento di Porta Nuova (“fratello Peppe”).

I nomi da identificare

Tra le persone presenti nella rubrica del cellulare ci sarebbe anche Angelo Barone (“Orso dice che è stato a Malta…”), cioè l’imprenditore che ha navigato Cosa Nostra dall’era della riffa a quella dei lucrosi affari dei giochi e delle scommesse telematiche. Molti nomi sono anche da decriptare: “Peppe”, “Mirco”, “Nipote”, “Chicco”, “Pitrino”, “Robert De Niro”, “l’uomo Ragno”, “Gesù”, “fratello Peppe”, “compà”, “Juri”, Barba”.


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