PALERMO – Parlavano di droga con una naturalezza disarmante. L’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di nove persone e all’avviso di conclusione delle indagini per altre 74 conferma che a Palermo circola una quantità enorme di sostanze stupefacenti. La “tirano tutti, dicevano gli indagati: dai “padri di famiglia” ai “magistrati” .
Nella piazza di Falsomiele si rifornivano clienti al dettaglio in cerca di eroina e cocaina e pusher che compravano le dosi per rivenderle. L’elenco delle residenze delle persone indagate conferma la capillarità del fenomeno: Castelvetrano, Partanna, Caltanissetta, Enna, Canicattì, Casteltermini, Mussomeli, San Cataldo, Salemi, Santa Ninfa, Marsala.
Gli indagati parlavano senza sapere di essere intercettati e i carabinieri del Comando provinciale annotavano i dettagli dei viaggi per intervenire in maniera chirurgica. Obiettivo della Procura della Repubblica: bloccare i singoli trasporti senza far capire che le indagini puntavano all’intera associazione a delinquere.
“Attummuliò”, disse una volta Sergio Sangiorgio, uno degli indagati. Si riferiva ad un arresto. Nel dicembre 2020 i carabinieri monitorarono la partenza di un corriere a bordo di un pullman dalla stazione centrale. Subito avvisarono i colleghi di Cammarata. Alla fermata di Casteltermini invitarono Vincenzo Leonardo Sciampagna a seguirli per un controllo. Dentro un sacchetto di colore rosso nascondeva un grosso involucro sigillato con nastro isolante nero. Era un panetto di 321 grami di cocaina, appena comprato nella piazza di Falsomiele al prezzo di 7 mila euro.
A volte erano gli stessi presunti membri dell’associazione ad accollarsi il rischio del trasporto della droga. “Stamattina, alle sei e mezza con la mattinata, alle sei е mezza ero a Trapani – confidava Roberto Gritto, pure lui finito in carcere, a Sangiorgio -. Gli ho portato un chilo e mezzo di questa. Mi ha detto, dice ‘bomba’”.
Di soldi ne giravano parecchi e quando qualcuno era in difficoltà qualcun altro accorreva in suo soccorso. Emanuele Lo Nardo, pure lui in carcere, raccontava che “venerdì… alle undici e mezza di sera… un amico mio mi ha chiesto 22.000 euro… me li presti? Tieni qua… io cercavo a lui… e lui cercava a me… la compriamo insieme… quanto ti servono?… 22.000 va bene tieni qua… la sera alle sette gli porto altri soldi…e rischio tutti questi soldi…”.
Sempre dalle parole di Lo Nardo emergerebbe il prezzo di vendita nel 2020. Gli affari non si fermarono neppure in piena emergenza Coronavorius: “A quanto gliel’hai data? A 44? 55.000 euro”. I carabinieri ritengono che parlasse del tariffario all’ingrosso per una partita di cocaina da un chilo e mezzo: 44 euro al grammo x 1,250 kg=55.000 euro.
Si ripetono scene già viste in altre indagini sugli affari della droga. Marito e moglie intenti a controllare la qualità di una partita di droga sotto gli occhi del figlio minorenne: “.. è tipo come a quella?… tutta rotta è?… compare mi pare quella del terriccio questa… ma che stemma ha questo?… quella secca è… si scassa tutta… già lo sai… appena tu la lavori… si scassa”.

