PALERMO – L’accusa esce ridimensionata. Pene inferiori alle richieste e quattro assoluzioni al processo contro i componenti di una presunta organizzazione criminale che avrebbe imposto con la violenza i buttafuori in importanti locali notturni di Palermo e provincia. Il tutto con la regia di Cosa Nostra e in particolare del boss Massimo Mulè, già processato e condannato in abbreviato.
Gli imputati erano acusati a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il processo si celebrava davanti al Tribunale presieduto da Roberto Murgia. “Scoppia la guerra mondiale, la terza guerra mondiale. Là sopra volano tutti dalle finestre. Capito?”, diceva Andrea Catalano, intercettato dai carabinieri riferendosi all’organizzazione del Capodanno del 2016 a Città del mare, a Terrasini. I buttafuori sarebbero stati impostati nei locali Kioskito di Casteldaccia, Reloj di via Pasquale Calvi, Villa La Panoramica di via Ruffo di Calabria e Kalhesa di via Messina Marine.
Gli imputati e le pene
Queste le condanne inflitte dal Tribunale: Andrea Catalano 8 anni (dei cinque capi di imputazione ne hanno retto soltanto due, la richiesta era di 12 anni, era difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Silvana Tortorici), Cosimo Calì 5 anni (richiesta 10 anni e 6 mesi, difesi dall’avvocato Rocco Chinnici, è caduta una estorsione e un’altra riqualificata in minaccia); Gaspare Ribaudo 7 anni e 4 mesi (richiesta 10 anni e 8 mesi); Emanuele Cannata 7 anni e sei mesi (9 anni e 6 mesi la richiesta); Francesco Fazio 8 mesi (avvocati Ermanno Zancla e Felice Di Salvo, la richiesta era di 9 anni e 6 mesi); Davide Ribaudo 1 anno (contro una richiesta di 9 anni e 6 mesi, avvocato Salvo Di Maria).
Gli assolti
Assolti Giovanni Catalano (difeso dagli avvocati Michele Giovinco e Salvatore Guggino), per il quale erano stati chiesti 11 anni e 4 mesi di carcere, Ferdinando Davì (avvocato Gianluca Calafiore, richiesta di 9 anni e 6 mesi), Antonio Ribaudo (avvocati Riccardo Bellotta e Raffaele Bonsignore, richiesta di 10 anni), Emanuele Rughoo Tejo, (la richiesta era di 9 anni e 6 mesi, avvocati Salvo e Gaetano Priola)
L’anno scorso Massimo Mulè è stato condannato a sei anni e il cognato Vincenzo Di Grazia a 5 anni e 4 mesi. Mulè è poi tornato in carcere con l’accusa di essere il braccio destro del padre Francesco, nuovo capo della famiglia mafiosa di Palermo Centro.
Gli imputati condannati dovranno risarcire le parti civili: Addiopizzo, Federazione antiracket, Sos Impresa, Confcommercio, Solidaria, Centro Studi Pio La Torre, Sicindustria, assistiti tra gli altri dagli avvocati Valerio D’Antoni, Ugo Forello, Fausto Amato, Ettore Barcelona, Francesco Cutraro, Salvatore Caradonna, Maria Luisa Martorana.