PALERMO – Un vorticoso giro di soldi, un intreccio di affari che parte da Palermo e arriva fino in Brasile passando per Rimini, Milano, la Svizzera, Singapore e Hong Kong.
Amicizie mafiose
Amicizie “mafiose” che resistono al tempo e al carcere. Come quella fra Giuseppe Calvaruso, boss di Pagliarelli, e Antonino Spadaro, scarcerato da alcuni anni e figlio del re del contrabbando, don Masino della Kalsa.
Se ha ragione la Procura di Palermo – il principio di non colpevolezza vale per tutti – Calvaruso sarebbe stato capace di creare un reticolo di interessi economici, di evitare che una parte dei suoi beni andasse in confisca.
Ha saputo nascondere il suo patrimonio grazie alla presunta complicità di prestanome, imprenditori e professionisti. Al sua fianco ci sarebbe stato l’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno, arrestato a Natal in Brasile dove si è trasferito a vivere nel 2016.
Le società estere
A Calvaruso e Bruno sarebbe riconducibile la società Piramide Costruzioni e Immobiliare srl, la cui proprietà sarebbe passata fittiziamente a due società di diritto estero: la Lader Trading Solutions Sa e la Reignestate Properties Ltd.
Secondo la ricostruzione del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e dai sostituti Federica La Chioma e Dario Scaletta (oggi al Csm), si tratterebbe di uno stratagemma per aggirare le misure di prevenzione che hanno portato alla confisca dei beni subita da Calvaruso (e non solo) e ripulire i soldi.
Con questo meccanismo ad esempio Calvaruso e Bruno avrebbero gestito le quote di un villaggio a Marsala, ottenuto la disponibilità di centinaia di migliaia di euro fra buoni infruttiferi intestati a società cinesi e eseguito movimenti bancari per altre centinaia di migliaia di euro.
I prestanome
I finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno trovato traccia di almeno tre passaggi di denaro in contanti ad alcuni prestanome avvenuti a Natal in Brasile, a Bagheria e a Roma fra il 2016 e il 2017: 600 mila euro, 253 mila euro, 336 mila euro.
I soldi sono serviti per rilevare società immobiliari, investire in residence di lusso, comprare prodotti finanziari e aprire un ristorante-caffetteria con cucina italiana in Brasile.
Il legame con Spadaro
Un capitolo dell’inchiesta coinvolge anche Antonino Spadaro, che di Calvaruso è da sempre grande amico. Anche il figlio di don Masino viaggiava spesso fra la Sicilia e il Brasile. Fra i primi sfizi che si regalò dopo avere finito di scontare la pena nel 2008 ci fu una vacanza proprio a Natal. Dalla città brasiliana arrivava Cavlaruso il giorno di Pasqua 2021 quando lo arrestarono in aeroporto a Palermo.
A proposto di viaggi. Il 12 agosto 2017, il giorno che Francolino Spadaro, fratello Antonino, venne scarcerato, Calvaruso mandò la sua Range Rover con un autista a prendere l’amico appena scarcerato a Melfi. Prima di rientrare a casa fecero tappa a Perugia dove don Masino, oggi deceduto, stava scontando la sua condanna a 30 anni agli arresti domiciliari per motivi di salute.
Antonino Spadaro e Giuseppe Calvaruso si sarebbero affidati ad alcuni imprenditori e professionisti “per riciclare proventi del delitto di associazione mafiosa”.
L’atto di accusa
La procura di Palermo ha ordinato perquisizioni a tappeto. L’atto di accusa è pesante. Dagli esiti delle indagini sarebbe emersa “l’esistenza di un gruppo criminale a carattere transnazionale nell’interesse di rilevanti famiglie mafiose palermitane e composto da autorevoli uomini d’onore da un lato (Giuseppe Calvaruso, Giovanni Caruso, Antonino Spadaro) e insospettabili professionisti e imprenditori dall’altro (quali Stefano Tamburini, Carlo Savioli, Pietro Ladogana) che sono risultati aver messo a disposizione rispettivamente le proprie ingiustificate risorse finanziarie e le proprie elevate competenze contabili per agevolare ed ampliare interessi economico criminali del mandamento di Pagliarelli”.