Si annunciano tempi duri per chi ha la mania di “affrescare” gli edifici storici o i monumenti con bombolette spray e roba del genere. Guardiamoci in giro: non si fa in tempo a terminare il restauro di un edificio, non importa se storico o meno, che in breve tempo ce lo ritroviamo sfregiato dalla vernice di qualche “writer”.
Dal condominio alle statue
I graffiti, così vengono chiamati, possono avere forma e consistenza molto diversa tra loro: ce ne sono alcuni che, estrapolati dal contesto in cui vengono (abusivamente) eseguiti, sono oggettivamente espressione di una certa maestrìa.
Peccato che si trovano sui muri perimetrali del condominio, magari un bell’edificio Liberty, che ha appena varcato il traguardo del 110%. Ce ne sono altri, più caserecci, che contengono il solito, monotono perentorio imperativo categorico panormita: quattro lettere ben distanziate, talvolta sostituite da un criptico “800A”, magari accompagnato da rappresentazioni falliche stilizzate e abnormi.
Ci sono casi, però, in cui i “graffitari” alzano troppo il tiro e dirigono le bombolette verso statue, opere d’arte, fontane e via dicendo. Il legislatore si è definitivamente scocciato di tollerare questi scempi, che richiedono poi ore e ore di duro lavoro per ripulire tutto nella speranza che la vernice non abbia provocato danni irrimediabili.
Giro di vite
Ai primi dell’anno, così, è stata promulgata la legge n. 6/2024, entrata in vigore lo scorso 8 febbraio. Mira a un solo obiettivo: dare un giro di vite alle sanzioni per coloro che deturpano, imbrattano o danneggiano beni culturali o paesaggistici.
Due le direttrici dell’intervento normativo: amministrativa l’una, penale l’altra. Con la prima si portano a cifre da capogiro le multe per coloro che si rendono responsabili di condotte del genere: costoro saranno destinatari di sanzioni pecuniarie da dieci a sessantamila euro. L’ammenda, comminata dal Prefetto competente per territorio, potrà essere calibrata tenendo conto di tutti gli elementi concreti del fatto storico, compresi gli eventuali precedenti del trasgressore.
Ancora più severo il ritocco alle sanzioni penali, che vengono inasprite anche in conseguenza di recenti fatti di cronaca (ricordate il tentativo di vandalizzare la Gioconda o i Girasoli di Van Gogh?): la pena per il danneggiamento sarà ora da uno a cinque anni di reclusione, alla quale si aggiungerà la multa fino diecimila euro. Insomma, non si scherza più.
Aggravante di piazza
Proprio per scoraggiare i momenti di pazzia collettiva – qui è ancora più evidente l’allusione legislativa alle proteste di piazza – le pene, già di per sé piuttosto severe, vengono raddoppiate per coloro che si rendessero responsabili di fatti del genere in occasioni di pubbliche riunioni o manifestazioni varie.
Una volta tanto, il nostro Paese – fin troppo prolifico di leggi e leggine – ha varato un piccolo, stranamente chiaro intervento legislativo pienamente condivisibile: le nostre città, Palermo tra tutte ne è un esempio, sono stracolme di edifici storici e monumenti di ogni epoca: lasciarli in balìa di chi non si cura della loro integrità è davvero intollerabile.
Ora, però, si dovrà tenere conto di un altro aspetto: non basta inasprire le pene per gli imbrattatori. Occorre anche attivare una rete di controllo efficiente e tempestiva nell’intervenire. Altrimenti, come troppo spesso accade in terra italiana, la legge – teoricamente perfetto – resterà lettera morta.