PALERMO – “Pur essendo l’indagato incensurato, la sua condotta denota estrema pericolosità sociale, dal momento che si aggirava nelle vie del centro di Palermo il sabato notte, armato di fucile (arma peraltro clandestina e mai immatricolata) dal quale sono partiti colpi che hanno ferito la vittima e che solo per circostanze fortuite e ingovernabili non hanno portato a conseguenze ancora più gravi”.
Fucilata in piazza Nascè, i punti da chiarire
Così scrive il pubblico ministero Sara Morri nella richiesta di convalida dell’arresto di Giuseppe Calì, il giovane che ha ferito con una fucilata una donna di 33 anni in piazza Nascè.
Ci sono ancora delle circostanze da chiarire. È vero che è stato il ventunenne a indicare il posto dove aveva nascosto il vecchio fucile, seppellito in un terreno vicino casa, in via Castellana. La sua collaborazione, però, è iniziata quando i poliziotti della squadra mobile erano già arrivati nell’abitazione dove vive con i genitori. “Mi arrangio con piccoli lavoretti. Ogni tanto taglio la barba e i capelli a casa di amici”, ha spiegato.
Non si trova il suo iPhone
Agli investigatori ha raccontato di avere perso il suo iPhone mentre fuggiva dopo il fattaccio. Ha detto di non ricordare i codici di accesso affinché venisse attivata la funzione “Trova il mio iPhone”.
Una circostanza che, secondo il pm, pesa “sotto il profilo dell’inquinamento probatorio”. Sarebbe “del tutto inverosimile lo smarrimento dello smartphone in suo possesso, sul quale potevano essere contenuti dati rilevanti e fondamentali in relazione alle indagini in corso; l’indagato, peraltro, non ha nemmeno ritenuto di fornire password e codici di sblocco dei propri account e non ha collaborato in alcun modo nel rinvenimento del proprio telefono e dei relativi dati”.
Il fucile trovato vicino ai cassonetti
Forse nella memoria potrebbe esserci qualcosa che smentisce la sua ricostruzione quando riferisce di avere trovato il fucile dentro un sacco vicino ad alcuni cassonetti della spazzatura. Aveva bevuto “qualche cocktail” con due amici a Borgo Nuovo e dopo mezzanotte era stato contatto dalla cugina: “Mi ha chiesto di andarla a prendere perché l’amica con cui era uscita è neopatentata e aveva paura ad accompagnarla da sola di notte a Borgo Nuovo”.
“Successivamente mi sono allontanato. Non mi ricordo in che zona ero e non mi ricordo che ora erano. Mi sono accostato in auto in un posto isolato perché dovevo andare in bagno e ho trovato questo fucile in un sacco in mezzo ai contenitori che c’erano per la strada – ha messo a verbale Calì – Mi sono accorto dalla forma che si trattava di un fucile e l’ho raccolto. Il fucile era montato. L’ho preso per curiosità e l’ho caricato in macchina”. Anche questa parte del racconto viene ritenuta inverosimile da chi indaga.
“Mi sono accostato in un posto isolato vicino al fioraio – ha aggiunto -. Nei dintorni non c’era nessuno. Un po’ per curiosità e un po’ per paura di essere fermato ho visto meglio di cosa si trattava per poi riporlo meglio tra i sedili, portandolo dentro l’abitacolo dallo sportello. Mentre avevo il fucile in mano è partito un colpo nel momento in cui chiudevo il cofano. Non ricordo come l’impugnassi e in che direzione fosse rivolto. Non ho toccato nulla e non ho premuto il grilletto”.
Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere sulla convalida dell’arresto in flagranza e sulla richiesta della Procura secondo cui, Calì merita di restare in carcere.

