Palermo, la follia in piazza Nascè, la vittima e l'amica raccontano

“Che hai fatto?”, “sono scossa”: piazza Nascè, la vittima e l’amica raccontano

La paura e il coraggio nella notte di follia

PALERMO – Il racconto dei protagonisti restituisce la follia della notte di piazza Nascè. C’è il pericolo corso dalla vittima, rimasta gravemente ferita ma che ha rischiato di essere uccisa.

Ci sono la paura dell’amica che ha rivissuto l’incubo della strage di Monreale dove è stato ammazzato il fidanzato. Ma anche il suo coraggio, visto che ha provato a portare via il fucile e a bloccare il giovane che ha sparato. C’è la collaborazione dei cittadini che non si sono girati dall’altra parte.

Valentina Peonio era stata appena colpita, domenica notte, nella piazza a due passi dalle strade piene di locali notturni, fra Borgo Vecchio e via Libertà, quando due persone appena scese da casa hanno composto il 112 per lanciare l’allarme. La donna era sanguinante, ma cosciente.

Gli schiaffi in piazza Nascè

“Ma che hai fatto?”, urlava l’amica a Giuseppe Calì. Lo ha preso a schiaffi. “Scusa scusa, non l’ho fatto apposta. Io rimango qua, puoi chiamare chi vuoi, rimango qua”, ha risposto lui. Mentiva. L’amica, fidanzata di uno dei tre ragazzi uccisi a Monreale lo scorso aprile, ha visto il fucile dentro la Smart di Calì. Ha tentato di prenderlo, ma le è stato strappato dalle mani.

Così Valentina e l’amica hanno ricostruito la vicenda. Emerge il terrore di chi esce di casa per divertirsi con gli amici e si trova davanti un ragazzo che imbraccia un fucile.

“A Monreale ho perso il mio fidanzato”

“Noi eravamo di spalle, anche se vicini e pensavamo ad allontanarci”. “Ho solo sentito quel forte rumore e il tutto è durato pochi istanti”. “Sono particolarmente scossa per quanto accaduto anche perché nei fatti che sono successi a Monreale ho perso il mio ragazzo”. “Il fucile era lungo, marrone color fango e vecchio, molto usurato, ed era più o meno un metro”.

“Ho trovato il fucile”

E poi c’è il racconto di Calì, che ha confessato e fatto trovare il fucile solo dopo che i poliziotti della squadra mobile avevano bussato alla porta di casa sua, in via Castellana, nel rione Borgo Nuovo. La sua ricostruzione non convince nella parte in cui spiega al pubblico ministero Sara Morri: “Non mi ricordo in che zona ero e non mi ricordo che ora erano. Mi sono accostato in auto in un posto isolato perché dovevo andare in bagno e ho trovato questo fucile in un sacco in mezzo ai contenitori che c’erano per la strada. Mi sono accorto dalla forma che si trattava di un fucile e l’ho raccolto. Il fucile era montato. L’ho preso per curiosità e l’ho caricato in macchina”.

Credibile, invece, è la parte in cui descrive che “mentre avevo il fucile in mano è partito un colpo nel momento in cui chiudevo il cofano. Non ricordo come l’impugnassi e in che direzione fosse rivolto. Non ho toccato nulla e non ho premuto il grilletto”.

“Ho avuto paura”

“Non appena è partito il colpo non ho nemmeno visto la ragazza. Ho avuto paura – ha aggiunto -. Ho sentito il contraccolpo dello sparo, ma il fucile mi è rimasto in mano. Non ricordo come l’imbracciassi. Subito dopo ho appoggiato il fucile in macchina su entrambi i sedili. Successivamente mi sono accorto della ragazza per terra colpita dal colpo che era partito dal fucile e sono andato verso di lei chiedendole scusa. L’amica mi ha graffiato e mi dato degli schiaffi. Non avevo intenzione di uccidere altrimenti avrei sparato l’altro colpo”.

“L’amica della ragazza ha preso il fucile e lo ha tolto dall’abitacolo gettandolo per strada. Io l’ho ripreso e l’ho riposto in macchina tra i sedili. L’ho ripreso perché ero impaurito dalla situazione. Ero molto confuso e impaurito”, ha aggiunto.

“Volevo consegnarmi ma…”

Quindi la scelta di andare via: “Essendo andato in confusione, non appena ho visto mia cugina che era arrivata dopo lo sparo, gli ho detto di andare via. Tra lo sparo e il momento in cui sono andato via sono passati una trentina di secondi. Ho accompagnato mia cugina a casa a Borgo Nuovo e poi sono andato a casa. Parcheggiata la macchina nel giardino di mia zia ho preso il fucile e l’ho nascosto nel terreno dove è stato ritrovato”.

I media avevano reso pubblica la notizia della fucilata in piazza Nascè: “Volevo consegnarmi, ma avevo sempre paura. Mi dispiace per la ragazza. Non era intenzione mia di ferire o uccidere nessuno”. Ora è in carcere per detenzione di arma clandestina e indagato per lesioni aggravate, sparo in luogo pubblico e omissione di soccorso. Il Gip dovrà convalidare l’arresto in flagranza.


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