PALERMO – Gli investigatori lo definiscono “impegno a ridimensionare funzionari e uffici che hanno segnalato irregolarità e a convocare riunioni pilotate”. Qualcuno ha provato a sollevare perplessità sulla gestione del Dipartimento socio-sanitario dell’Asp di Palermo e dell’Unità operativa complessa integrazione socio-sanitaria.
Il caso trasfusioni
Il direttore è Francesco Cerrito, arrestato per corruzione assieme a Mario Lupo, presidente dimissionario di Samot e Adi 24 scarl. Sarebbe stato il dirigente a silenziare il dissenso negli uffici sanitari. Come nel caso di una dottoressa la cui identità viene coperta con il nome “SANITARIO 18” che si accorse della duplicazione della voce “trasfusioni” nelle fatture emessa mensilmente dalla Samot per chiedere i rimborsi all’Asp. Il merito era stato in realtà di un impiegato amministrativo. Circa seimila euro al mese non dovuti.
La “scaltra” e l'”esaltato”
La donna era bersaglio delle parole di Cerrito: “Minchia mа questa di qua… la SANITARIO 18 è scaltra, è scaltra troppo…“. Lupo invece parlava del dipendente: “… il problema l’ha sollevato questo del distretto di qua… Come c… si chiama? Non ci penso… che è esaltato…”.
Cerrito sapeva bene di chi stesse parlando: “… l’ho capito chi è… ora me lo chiamo io… e me lo ridimensiono… domani mi chiamo la SANITARIO 18… gli dico fammi un favore vieni tu da me…”.
“Mi devono spiegare come l’hanno trovato questo buco… perché mi sono informato con altri e non banno riscontrato nulla…”, aggiungeva Cerrito mostrando diffidenza e non interesse a garantire gli interessi della pubblica amministrazione.
Prestazione fatturata due volte all’Asp
La riunione fu convocata l’11 febbraio 2025 nel presidio Luigi Biondo di via Gaetano La Loggia. “Sanitario 18” spiegò che la Adi 24 scarl fatturava due volte la stessa prestazione. Il dipendente aveva scoperto che era accaduto al Pta Biondo e anche al Pta Centro. Nel corso della riunione Cerrito fece intendere di volere garantire una linea intransigente. Chiese che gli venisse portato, fatture alla mano, il resoconto di tutte le imprese che si occupavano di trasfusioni per i malati oncologici.
In realtà sarebbe stata solo un’operazione di facciata. Quando rimase da solo nella stanza con un funzionario del Dipartimento avrebbe concordato quella che la Procura definisce “una anomala exit strategy”. Innanzitutto massima riservatezza: “Non dire niente a nuddo, per ora non allarmare nessuno”. La faccenda sarebbe stata risolta con “un verbalino aumm aumm, lo facciamo tre persone, io, Mario Lupo e tu”.
Dalle carte dell’inchiesta emerge che a dettare la linea sarebbe stato Cerrito, a cui spettava la firma finale sui rimborsi per le cure palliative, ma altri sapevano. Altri ancora, al contrario, avrebbero sollevato perplessità ma sarebbe stati silenziati. “Esaltati e troppo scaltri”, così venivano bollati.

