Palermo, la crisi arriva a Roma: Lagalla azzera la giunta?

Palermo, la crisi adesso arriva a Roma: Lagalla azzera la giunta?

Ore convulse nella politica del capoluogo siciliano

PALERMO – La crisi al comune di Palermo è ufficialmente aperta e, a questo punto, è difficile dire se e come si concluderà: sul tavolo ci sarebbero infatti tutte le ipotesi, perfino quella estrema di un azzeramento della giunta.

La crisi e il vertice

Sono ore convulse a Palazzo delle Aquile, dove la situazione politica nella maggioranza del sindaco Roberto Lagalla è improvvisamente precipitata. E dire che il vertice di oggi tra il primo cittadino e i consiglieri di centrodestra, convocato per la mozione sulle coppie arcobaleno, era filato liscio e sereno.

Il sindaco ha di fatto blindato i renziani, respingendo gli assalti degli alleati che chiedevano l’estromissione dell’assessore Totò Orlando, considerato troppo vicino al capogruppo alla Camera di Italia Viva Davide Faraone. Una difesa a tutto campo, dai toni duri e decisi, che sembrava aver chiuso il caso.

La verifica di maggioranza

A far risalire la tensione ci ha pensato la lettera firmata dai segretari regionali di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuova Dc e Lega che, pur confermando il sostegno a Lagalla, gli hanno chiesto una verifica di maggioranza.

“Ti chiediamo una non più rinviabile verifica politica che possa ridare coerenza alla nostra azione amministrativa e certezze ai nostri elettori”, hanno scritto Marcello Caruso per Forza Italia (che domani, mercoledì 9 ottobre, alle 15, incontrerà i consiglieri azzurri), Nino Germanà per la Lega, Stefano Cirillo per la Dc e Giampiero Cannella per Fdi.

La nota saltata

Non un fulmine a ciel sereno, ma tanto è bastato per far saltare la nota congiunta, tra sindaco e gruppi consiliari di maggioranza, preparata per annunciare la ritrovata compattezza del centrodestra intorno all’amministrazione guidata dall’ex rettore.

Il comunicato era già scritto e pronto a essere inviato, ma dai partiti è arrivato il brusco stop. “Se i segretari regionali chiedono una verifica, noi non possiamo far finta di nulla o sconfessarli”, è stato il ragionamento di uno dei big della coalizione. Il risultato è che la nota, dopo essere rimbalzata fra le chat, non è mai stata inviata.

La strategia del sindaco

Una mossa che avrebbe indispettito non poco il primo cittadino, il cui obiettivo era chiudere la crisi proprio con un comunicato siglato da tutti i gruppi di centrodestra, a voler dimostrare che la coalizione sa essere impermeabile alle tensioni regionali o nazionali.

Il sindaco ha così cambiato strategia. Il punto fermo rimane la difesa della sua lista civica, “Lavoriamo per Palermo”, ma al momento non risponderà alla richiesta di una verifica, in attesa di ulteriori sviluppi.

La crisi però resta e non si esclude nessuna ipotesi, nemmeno quella di un azzeramento dell’attuale giunta, fatta ventilare per tutto il pomeriggio di oggi. Un modo per uscire dall’angolo e rilanciare mettendo in difficoltà i partiti siciliani dentro cui si è scatenato il putiferio, così come nel centrosinistra si è aperto uno scontro sul destino di Iv.

I malumori nel centrodestra

Sono in pochi, nel centrodestra palermitano, a volere il braccio di ferro con Lagalla e la lettera dei segretari avrebbe provocato non pochi malumori. “Nel 2022 sapevamo che c’erano questi candidati, cos’è cambiato dopo due anni?” si chiede un componente della maggioranza.

Sarebbero partiti così i contatti direttamente con i vertici romani dei partiti, nella speranza di indurre tutti a più miti consigli. Gli stessi vertici nazionali del centrodestra che nel 2022 dovettero intervenire per scegliere il candidato sindaco dopo le furiose liti locali.

Dalla Capitale l’indicazione sarebbe quella di abbassare i toni, evitando una crisi nella quinta città d’Italia a ridosso di importanti test elettorali come quelli in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna.

L’effetto domino

Lagalla ha detto a chiare lettere ai consiglieri che un rimpasto non si fermerebbe a qualche poltrona di giunta, ma coinvolgerebbe anche il sottogoverno. Una prospettiva che da un lato ingolosisce i partiti ma dall’altro rischia di far esplodere tensioni e conflitti interni che otterrebbero l’effetto (non sgradito al sindaco) di allungare i tempi.

La crisi resta apertissima e adesso, complici alcuni vertici di partito, potrebbe arrivare la fumata. Bianca o nera, si vedrà.


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