Palermo, dal Mef "solo" 180 milioni: nuovi aumenti Irpef - Live Sicilia

Palermo, dal Mef “solo” 180 milioni: nuovi aumenti Irpef

Da Roma arriveranno meno soldi del previsto, è corsa contro il tempo

La doccia gelata è arrivata ieri all’ora di pranzo, quando dal ministero dell’Economia è giunta la certezza di quel che si temeva: il contributo romano per salvare la quinta città d’Italia sarà “solo” di 180 milioni in 20 anni, di gran lunga inferiore a quanto previsto nel piano di riequilibrio, e in cambio il governo chiederà una serie di misure lacrime e sangue.

La data segnata in rosso è quella di martedì prossimo: entro il 15 febbraio, infatti, il governo Draghi e il comune di Palermo dovranno firmare l’accordo che consente al capoluogo siciliano di prendere una fetta dei 2,7 miliardi stanziati nel ‘salva Napoli’. Una fetta in realtà assai striminzita, perché se la città partenopea prenderà 1,2 miliardi e Torino 1,1 miliardi, Palermo dovrà accontentarsi di 180 milioni, appena poco di più dei 137 previsti per Reggio Calabria e ben lontano dai 435 di cui si parlava a dicembre.

Il problema è che l’emendamento al piano di riequilibrio voluto dalla giunta e votato dalla maggioranza prevedeva alcuni milioni in più che adesso, in virtù del meccanismo di salvaguardia introdotto da Sala delle Lapidi, andranno racimolati innalzando ancora di più l’Irpef. Differenze milionarie che contribuiranno a far innalzare ulteriormente le aliquote Irpef contenute nella delibera inviata dall’amministrazione al consiglio e che adesso andrà praticamente scritta da capo.

Cifre messe nero su bianco dagli uffici del ministero dell’Economia che, nella nota inviata ieri, hanno anche messo fretta all’amministrazione comunale di Palermo: entro oggi infatti da piazza Pretoria dovrà partire una bozza dell’accordo con un dettagliato cronoprogramma di tutte le misure previste negli anni per coprire, con risorse proprie, un quarto del contributo. Oltre all’aumento dell’Irpef ci saranno anche l’addizionale su chi prende la nave, l’incremento dei canoni di locazione, la riduzione della spesa corrente, la razionalizzazione delle partecipazioni azionarie, la riorganizzazione degli uffici col taglio di quelli dirigenziali, la riduzione del salario accessorio per il personale, i risparmi sulle locazioni passive. Attività che andranno indicate con precisione, specificando quando si intende attuarle secondo un calendario semestrale da qui al 2042.

Insomma, un conto salatissimo per avere in cambio 180 milioni in 20 anni e che dovrà comunque passare per il consiglio comunale, chiamato a votare aliquote Irpef da capogiro per non far diventare l’accordo con Draghi carta straccia.

Le reazioni

Di fronte a questi insostenibili e inaccettabili potenziali aumenti dell’Irpef, è legittimo porsi una semplice domanda: vale la pena firmare​ l’accordo capestro con il governo? – dice Ugo Forello di Oso – Certamente il sindaco non ha mandato di procedere a contrattare con Roma un ulteriore appesantimento della pressione fiscale sui cittadini; il consiglio comunale non lo permetterà, bocciando le eventuali proposte di deliberazione”.

La verità sta venendo a galla ed è amarissima per i palermitani: il mirabolante piano del sindaco Orlando per evitare il default è fatto solo di aumenti di tasse senza limiti – attacca il capogruppo di Italia Viva Dario Chinnici – Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: siamo pronti alle barricate a Sala delle Lapidi, non consentiremo a questa amministrazione di mettere ancora le mani nelle tasche dei palermitani

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