PALERMO – Mario Macaluso si dava un gran da fare. Mentre era detenuto agli arresti domiciliari avrebbe diretto indisturbato gli affari della droga. Smerciava cocaina, hashish e marijuana. Con ritiro nella piazza di spaccio allo Sperone o consegna a domicilio. Gli ordini arrivavano via chat.
Quando i poliziotti il 27 agosto 2024 fecero irruzione nel suo appartamento sequestrarono dosi, soldi in contanti e tre telefoni cellulari. Uno di questi risultò la scatola nera del business. Il nome di Macaluso fa parte dell’elenco dei 50 arrestati nel blitz della polizia. Le indagini sulla droga sono coordinate dai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Daniele Sansone.
Chat della droga bollenti
I poliziotti della sezione antidroga della squadra mobile e del commissariato di Brancaccio hanno cominciato a monitorare le chat WhatsApp e Telegram. Macaluso ha usato quattro username: “Daniele Ribaudo”, “Daniele Ribaudo 2”, “Marco Ribaudo” e “Cristian Randazzo”. Nel mercato virtuale mostrava in foto la droga ai clienti.
Analizzando il cellulare sarebbe così emerso il ruolo di vertice di Antonino e Pietro Marino, considerati fornitori della droga poi smistata da Macaluso. Cognome conosciuto quello dei Marino. I fratelli Stefano e Michele Marino trafficano da sempre con la droga. Droga, ma anche mafia e persino il maleodorante fenomeno degli spaccaossa per frodare le assicurazioni. I Marino hanno differenziato gli affari.
Il cellulare con migliaia di clienti
Ad un certo punto Macaluso aveva accumulato un debito di 20.000. Antonino e Pietro Marino, zio e nipote (uno è fratello di Stefano e Michele, l’altro è figlio di Stefano) lo costrinsero a cedere uno dei suoi telefoni cellulari su quale vi erano registrati migliaia di contatti di clienti su Telegram.
Il falso pentito della strage Borsellino
Le consegne avvenivano in via Placido Rizzotto. Per andare incontro al cliente sarebbe pure stato organizzato un servizio taxi gestito da Salvatore Candura, altro volto noto. Si era inventato di avere rubato la Fiat 126, poi consegnata a Vincenzo Scarantino e imbottita di tritolo per ammazzare il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta in via D’Amelio. Erano bugie su cui sono stati costruiti processi divenuti carta straccia.
A sovrintende le cessioni sarebbe stato Onofrio Bronzolino che si serviva del figlio Giuseppe (anche loro sono coinvolti nel blitz): “Se non piove te le vai a fare le consegne sono le 11:00”.
“Mi hanno portato adesso 7.000 euro” diceva Macaluso a Pietro Marino a testimonianza che gli affari andavano a gonfie vele. A fianco di Macaluso a gestire la cassa sarebbe stata la moglie Maria Candura.
Il pusher potevano guadagnare anche 400 euro a settimana. E se il delivery funzionava bene sulla linea Telegram arrivavano pure le recensioni: “Grazie vita, qualità e quantità top, il ragazzo puntualissimo e dolcissimo, grazie mille”.

