PALERMO – “Ci hanno picchiato. Erano più di trenta persone. Hanno rotto la porta di ingresso dell’ora d’aria. Usavano pezzi di tavolo per colpirci. C’era sangue a terra. Urlavano ‘vai via scimmia nera’”, racconta in aula il detenuto vittima di un pestaggio. È un giovane nigeriano, che riesce ad esprimersi a fatica in italiano, e viene auto da un’interprete.
Il caos scoppiò il primo giorno di agosto del 2021 all’interno del carcere Pagliarelli. In diciotto sono imputati per lesioni aggravate dalla discriminazione razziale: Simone L’Acqua, Giovanni Montagnino, Carmelo Andolina, Antonino Arrigo, Giuseppe Valenti, Niko Dragotta, Salvatore Baglione, Angelo Viola, Alessio Mazzè, Gianfranco Aloisi, Tonino Tomasello, Antonio Barone, Kristian Neves Lonor, Giuseppe Tarantino, Marco Giuseppe Alfano, Giuseppe Sciarratta, Francesco Lo Monaco, Marian Nechita.
Le telecamera ripresero l’azione dei detenuti, poi individuati negli imputati, mentre scardinavano i bracci metallici dei cancelli di sbarramento del reparto “Mari”, sezioni “Adriatico dx”, “Ionio dx” e
“Mediterraneo dx” (che ospita i detenuti ‘protetti’).
“Scimmie, scafazzati” urlavano contro i due nordafricani una volta penetrati e aver fatto ingresso nel cortile dei passeggi. Poi iniziarono a colpirli con calci e pugni. Non contenti spaccarono tavoli e sedie per usare i pezzi di legno come armi. L’intervento degli agenti della polizia penitenziaria, alcuni dei quali finirono in infermeria, limitarono le conseguenze. I due aggrediti riportarono ematomi ed lacerazioni in diverse parti del corpo.
Altri imputati sono accusati per altre ipotesi di reato. Gabriele Neroni e Gabriele Udovicich avrebbero danneggiato una cella. Vincenzo Rubino, Francesco Paolo Comignano, Danilo Giusino e Mamadù Diallo se le diedero di santa ragione durante una rissa. Gisbelli Wassin e Salvatore Baglione avrebbe distrutto tavoli e sedie i cui pezzi furono poi usati per picchiare i due detenuti. Tutti episodi spia di una situazione carceraria molto difficile.
A scatenare la violenza sarebbero stati motivi apparentemente futili. Dalla finestra al piano di sopra della cella delle due vittime gli altri detenuti avrebbero fatto cadere di tutto: dall’acqua alle cicche di sigarette. Alla richiesta di chiarimenti da parte dei nigeriani sarebbe seguita l’aggressione e le minacce: “Appena ti vedo fuori ti scasso tutto”, “se esci dal carcere ti veniamo a trovare alla Zisa”.
Le vittime si sono costituite parte civile con l’assistenza degli avvocati Lorenzo Falletta e Michele Gigliotti. C’è una storia della storia perché uno dei due detenuti nigeriani sta scontando una condanna a 12 anni per violenza sessuale e lesioni personali ai danni di una mediatrice culturale. Anni fa tentò un approccio con la donna. Al suo rifiuto le mise le mani attorno al collo e strinse con violenza.

