PALERMO – Dopo la batosta del primo grado nel nuovo giudizio di appello le pene vengono drasticamente ridotte. Il processo per lo spaccio droga al Capo tornava dalla Cassazione. Non hanno retto le imputazione di associazione a delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti, ma solo singoli episodi di cessione di lieve entità.
Il blitz dei carabinieri scattò nel settembre 2020. Gli investigatori misero le telecamere in piazza Beati Paoli. Un fiume di clienti sapeva che dalle prime ore del mattino fino a mezzanotte si potevano reperire con facilità stecchette di hashish e marijuana, e dosi cocaina.
Gli imputati e le pene
Ecco le pene inflitte dalla Corte di appello presieduta da Antonio Napoli che si muoveva nel perimetro stabilito dalla Cassazione: Francesco Cusimano era stato condannato a 20 anni, scesi ora a 2 anni, 11 mesi e 6 giorni in continuazione con una precedente condanna; Benito Micciché 3 anni, 4 mesi e 14 giorni (20 anni in primo grado), Vincenzo Micciché 1 anno, 4 mesi e 22 giorni (8 anni un mese e 20 giorni in primo grado), Emanuele Micciché 1 anni, 7 mesi e un giorno (8 anni e 6 mesi in primo grado), Daniele Garofalo 2 anni, 4 mesi e 15 giorni (17 anni e 5 mesi), Davide Mirabile 2 anni, 4 mesi e 12 giorni (17 anni, due mesi e 6 giorni in primo grado), Mario Presti 5 anni e 5 mesi (14 anni e 8 mesi), Paolo Cristian Silvestri 3 anni, 7 mesi, e 16 giorni (12 anni, tre mesi e dieci giorni), Alessio Spina 2 anni e 7 mesi (10 anni, due mesi e 20 giorni).
L’omicidio del fratello
Di Cusimano, considerato il personaggio chiave dell’inchiesta, si parlò anche nell’ambito della vicenda che costò la vita al fratello Andrea, assassinato nel 2017 da Calogero Lo Presti tra le bancarelle del mercato. L’omicidio avvenne al culmine di giornate segnate da liti e tensioni. Francesco Paolo Cusimano aveva schiaffeggiato Giovanni Lo Presti, padre di Calogero Piero, in un pub alla Vucciria. La mattina del delitto mollò una sberla all’assassino che decise di tornare armato al mercato dove trovò e uccise il fratello Andrea.
Gli imputati – tornati tutti in libertà – erano difesi, tra gli altri dagli avvocati Alessandro Musso, Rosanna Vella, Gaetano Turrisi, Antonio Turrisi, Francesco Lo Nigro, Salvatore Gambino, Laura Milazzo.