PALERMO – “Non si può morire così, una famiglia non può perdere un padre e marito per una banalità del genere”, dice Alessandro D’Amico, cognato di Gioacchino Vaccaro, il fruttivendolo morto a Partinico dopo essere stato colpito in strada al culmine di una lite. Due fratelli sono stati fermati per omicidio preterintenzionale.
“Una famiglia distrutta”
“Una famiglia distrutta, è assurdo”, continua a ripetere il cognato mentre accanto ci sono i due nipoti, figli della vittima. La moglie di Vaccaro è stata colta da un malore. Troppo grande il dolore. Il marito aveva trovato un nuovo lavoro in un supermercato a Partinico. Era felice. Avrebbe dovuto prendere servizio in questi giorni ed invece è morto in una domenica sera di follia.
Una domenica di violenza e morte per una banale clacsonata. Un invito ad andare più veloce con la macchina, a liberare la strada scatena una rissa mortale.
I familiari della vittima non accettano la tesi dei due fratelli che sostengono di essersi difesi. Dicono di essere stati aggrediti e non viceversa. “Ci saremmo aspettati che gli indagati si assumessero le loro responsabilità, anche dicendo di non essersi resi conto di ciò che stavano facendo”, spiegano gli avvocati Paolo Grillo, Christian Alessi e Gaspare Sassano. Una risposta indiretta alle parole di Antonio e Leonardo Failla.
La ricostruzione
Banale la questione, drammatico l’epilogo con la morte di un uomo di 45 anni. Tre famiglie litigano in strada. Finisce a botte e qualche ora dopo Gioacchino Vaccaro muore in ospedale.
Oggi dovrebbero essere interrogati i fratelli Failla, di 43 e 30 anni. Il giudice per le indagini preliminari deve convalidare o meno l’arresto. C’è un video che ha filmato la scena. Si vedrebbe il momento in cui la vittima viene colpita, ma anche le fasi precedenti.
Il clacson, il sorpasso
La macchina di Vaccaro, guidata dalla moglie, è tallonata da quella di uno dei fratelli Failla. Suona il clacson con insistenza, ha fretta di passare. C’è un momento in cui le auto si affiancano. Failla sorpassa e i Vaccaro, al volante c’è la moglie, proverebbero a raggiungerlo.
È chiaro che devono essere volate parole grosse. Le auto si fermano, i passeggeri scendono. Nel frattempo sopraggiunge l’altro fratello al volante di una seconda auto. Sono tutti con le famiglia al seguito. I Vaccaro rientrano dal pranzo domenicale dalla suocera. I Failla stanno andando a trovare i genitori.
La lite coinvolgebbe tutti, anche le mogli che cercano di dividere gli uomini. Le danno e le prendono, ma sono i Vaccaro ad avere la peggio. Risalgono in macchina e da via Frosinone, luogo della rissa, raggiungono la loro abitazione che si trova in via Biella, a qualche centinaio di metri di distanza.
L’arrivo in ospedale, i punti da chiarire
Alle 16:40 di domenica 30 marzo Gioacchino Vaccaro si presenta al pronto soccorso. Sta male ma è cosciente. Al triage gli assegnano il codice rosso, e cioè quello per i pazienti più gravi. La dinamica dell’evento viene descritta come “incidente domestico”. Una svista o un modo per evitate domande? Il paziente riferisce di avere subito un trauma cranico e toracico, e di avere delle ferite alle braccia e al ginocchio. Si parla di “caduta accidentale”.
Non c’è traccia, dunque, nel resoconto ospedaliero di quanto è accaduto circa un’ora prima in via Frosinone. La vicenda si evolverà nel più drammatico dei modi con la morte del quarantacinquenne intorno alle 20.
Ipotesi “omicidio preterintenzionale”
L’inchiesta della Procura di Palermo deve stabilire l’eventuale nesso di causalità fra le botte ricevute e il decesso. Una Tac ha escluso che Vaccaro avesse delle patologie pregresse. Circostanza che ha fatto scattare l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale e la scelta di disporre l’autopsia. I Failla non avrebbero voluto ucciderlo, ma il decesso sarebbe stato provocato dalla loro azione. Dalla violenza esplosa per una banale questione, per un sorpasso.