Palermo, Lopez come i predecessori | Tanti esperimenti e una sola vittoria - Live Sicilia

Palermo, Lopez come i predecessori | Tanti esperimenti e una sola vittoria

Il tecnico, come accaduto a De Zerbi e Corini, paga la conduzione di un gruppo debole a livello mentale.

calcio - serie a
di
3 min di lettura

PALERMO – Eppure il suo arrivo sulla panchina rosanero, dopo la parentesi amara di appena sette giornate con Eugenio Corini, aveva riportato qualche briciolo di speranza visto l’incoraggiante avvio. Quel pari strappato dal Napoli lo scorso 29 gennaio, grazie alla papera di Posavec sul tiro senza pretese di Mertens, sapeva infatti di svolta con i rosanero capaci di andare in vantaggio e chiudere tutti i varchi alla corazzata di Sarri, fino appunto a quello che sarebbe stato uno dei tanti scivoloni del portiere croato nella sua sfortunata stagione. Un incidente di percorso per il nuovo/vecchio Palermo di Diego Lopez, pensarono in molti confortati dalla buona prestazione del ‘San Paolo’, da cancellare una settimana dopo nello scontro diretto per la salvezza contro il Crotone in casa. E in effetti quella prima vittoria al ‘Barbera’ grazie al secondo gol consecutivo di Nestorovski aveva acceso veramente quella scintilla nel cuore del tifoso palermitano che a quel punto (era inizio febbraio con ancora quindici gare a disposizione, ndr) vedeva l’Empoli veramente nel mirino per un sorpasso più che possibile.

Peccato che da quell’acuto, l’unico stagionale davanti ai propri tifosi, i rosanero del tecnico sudamericano siano piombati in una sorta di limbo, quello per intenderci già visto proprio con i predecessori di Lopez, da cui tutt’ora lo stesso allenatore non trova via d’uscita. L’ennesima sconfitta in rimonta, quella di appena due giorni fa contro il Cagliari, ha infatti portato a sei i k.o di Lopez da quando è in Sicilia (quattro in meno di Roberto De Zerbi che però ne inanellò 10 in 13 panchine, e uno in più di Corini che in sette presenze trovò solo la vittoria rocambolesca a Genoa ed il pari contro il Pescara, ndr). Dati ovviamente poco confortanti in vista delle ultime otto giornate, e di una lotta salvezza che ormai vede sempre più ai margini proprio il club di viale del Fante scavalcato adesso anche dal Crotone e tornato penultimo, ma che adesso con un quadro d’insieme così completo, dopo trenta giornate e ben ventuno sconfitte dei siciliani, non possono certo vedere l’allenatore come unico colpevole.

Lopez, al pari di De Zerbi e Corini, ha infatti tentato in un primo momento la carta della continuità a livello tattico, schierando nei suoi primi match sempre un 4-3-2-1 per dare maggiore solidità alla difesa e allo stesso tempo sostegno all’unica punta Nestorovski, per trovarsi poco però relativamente presto con pochi riscontri a livello di tenuta contro squadre veloci e qualitativamente superiori come Atalanta e Juventus. Nella sfida con la Sampdoria arriva dunque la variante del 4-2-3-1 che sembra portare qualche cambiamento, anche se il gol di Quagliarella a replicare quello di Nestorovski getta nello sconforto il gruppo rosa che sostanzialmente da quei tre punti sfumati nel finale perde completamente la bussola. Le quattro sconfitte di fila con Torino, Roma, Udinese e Cagliari sono infatti l’attualità di un’eterna incompiuta che, nonostante il vantaggio maturato quasi sempre nella prima frazione, consegna le armi all’avversario dopo la prima difficoltà.

Le parole del tecnico al termine della sfida col Cagliari “il crollo mentale che ci capita dopo aver subito gol è difficilmente comprensibile”, sono la summa di una situazione in cui anche Lopez, con tutta probabilità, è arrivato alla consapevolezza già maturata in precedenza dai colleghi che si sono avvicendati sulla panchina rosanero. Il materiale umano nelle mani dell’allenatore uruguaiano non è chiaramente al livello di questa serie A e gli innumerevoli tentativi di cambiare moduli e interpreti (vedasi in ordine di tempo l’alternanza in porta fra Posavec e Fulignati, ndr) non ha fatto altro che chiarire l’inadeguatezza di una rosa nata male nel mercato estivo e colpevolmente non rinforzata, anzi indebolita con le cessioni di Quaison ed Hiljermark, nella finestra invernale. All’allenatore in carica non resta dunque che tentare la via del lavoro psicologico sull’attenzione e le motivazioni dei suoi ragazzi che da qui al prossimo mese hanno quantomeno il dovere morale di onorare la maglia che indossano.⁠⁠⁠⁠


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI