04 Agosto 2022, 16:06
3 min di lettura
PALERMO – Immondizia, disordine e quei giovani imparentati con i boss che si sentono i padroni. La vita in piazza Ingastone, rione Zisa, è diventata impossibile.
Un commerciante della zona diceva, amareggiato, che avrebbero fatto meglio a cambiare il nome in “piazza Comandè”. Esplicito il riferimento alla famiglia Comandè, nota alle cronache giudiziarie per le vicissitudini di alcuni suoi membri.
Per ultimi i fratelli Alessio e Antonino Comandè avrebbero preso il controllo della piazza, provocando il malcontento fra coloro che ci lavorano e vivono. Decidevano persino chi dovesse fornire i fiori per la festa della Madonna di Lourdes nella omonima chiesa o in quella della Mercede, al Capo.
La lamentele giunsero presto alle orecchie di Giuseppe Incontrera, boss della zona assassinato a fine giugno in via Principessa Costanza, a pochi metri da piazza Ingastone. Era lui a dovere risolvere la faccenda.
Il commerciante si sfogava. Avevano militarizzato la piazza: i clienti protestavano perché, dicevano, “non possiamo passare… non veniamo più a comprare le cose perché gli domandano i soldi… 10 euro, 5 euro… perché devono fare la festa… un colpo cominciano con l’arriffata… un colpo cominciano per la chiesa“.
“Non possiamo lavorare – proseguiva il racconto del commerciante – non solo si sono presi il posteggio… i cristiani girano ci sono clienti che mi dicono giriamo due o tre volte non troviamo posteggio e ce ne andiamo e poi non abbiamo una piazza libera per fare cosa”.
E poi la spazzatura, “perché non la mettono sopra il marciapiede che arriva fino alla Madonna… non si lavora più la gente non viene più non si vende più niente”. Perché i boss si occupano anche di fare ripulire le strade. Toccherebbe al Comune, ma con le amicizie giuste l’autocompattatore fa più volte il giro della zona.
Insomma i Comandè “strozzano i cristiani”. “Non vedo l’ora che esce suo fratello Stefano e la testa gliela taglia sul fratello”, diceva Incontrerà. Stefano Comandè, arrestato per mafia qualche anno fa, è stato anche il superiore della Confraternita delle “Anime Sante di piazza Ingastone’.
Nell’attesa della scarcerazione Incontrera si attivò nella speranza di essere più convincente del passato: “Hanno abbuscato già 20 volte e mi siddiò… con il piattino per la chiesa, carnevale… i cristiani tengono tengono tengono, poi boom e scoppiano”.
Il boss assassinato alla Zisa a fine giugno era entrato in contrasto con la famiglia Comandé anche per colpa di un fioraio, accusato di avere rubato dei soldi raccolti per i festeggiamenti in onore della Madonna della Mercede, al Capo: “Si è fottuto 2500 euro dalla Madonna delle Mercede… lo ha mandato a chiamare u Giunta e gli voleva alzare le mani”.
Nel dialogo captato Incontrera parlava con Giuseppe Auteri, boss tuttora latitante. Il “Giunta” a cui si fa riferimento è Giuseppe Giunta, pure lui arrestato nel recente blitz a Porta Nuova. Tre nomi di peso coinvolti nella vicenda dei fiori, perché è anche in questi dettagli che si riconosce la forza di chi comanda. Vito il fioraio, che i carabinieri identificano in Vitale Sardina, doveva consegnare i soldi alla famiglia mafiosa, scrivono gli investigatori, “per avere ottenuto l’esclusiva per la vendita dei fiori in occasione di eventi religiosi legati alla Madonna della Mercede”.
Pubblicato il
04 Agosto 2022, 16:06