Palermo, mafia: qualcuno ha 'armato' l'assassino della Zisa

Palermo, mafia: qualcuno ha ‘armato’ l’assassino della Zisa

Cosi si sono liberati della vittima, frenando la sua ascesa

PALERMO – Un mese dopo l’omicidio comincia ad essere molto più di un sospetto. Qualcuno avrebbe armato la mano dell’assassino di Giuseppe Incontrera, ucciso il 30 giugno nel rione Zisa. Non è il classico mandante, ma qualcuno che ha psicologicamente contribuito a fare maturare in Salvatore Fernandez, reo confesso del delitto, la convinzione che sparare a Incontrera fosse la cosa giusta.

Movente oscuro

Se davvero è andata così come si sospetta, Fernandez ha finito per fare un favore a chi vedeva in Incontrera un ostacolo. Per cosa? Per gli interessi nella gestione degli affari della droga di cui la vittima era diventato il perno? Per frenare la sua scalata nelle gerarchie mafiose a Porta Nuova? Per prenderne il posto oppure per riprenderselo dopo essere stato scalzato?

Nuovi equilibri del potere

Scoprirlo potrebbe portare a decifrare gli attuali equilibri mafiosi nel mandamento, ora che sono in carcere coloro che si sarebbero passati il bastone del comando: Giuseppe Di Giovanni e Tommaso Lo Presti.

Se qualcuno ha approfittato della rabbia di Fernandez, fomentandola, (il vero movente del delitto è ancora oscuro) potrebbe averlo fatto per evitare di arrivare allo scontro diretto con i fratelli di Di Giovanni (consuocero di Incontrera), i boss Gregorio e Tommaso.

Nella sua confessione Fernandez ha detto che nulla c’entra la mafia. E neppure la droga. Ha parlato di liti di vicinato – vittima e carnefice abitavano entrambi in via Cipressi – questioni banali, di screzi quotidiani, di dissapori forse scaturiti da un incidente stradale. L’assassino avrebbe sedimentato la rabbia verso la vittima, spaccone e altezzoso com’era.

Il killer reo confesso non convince

Il suo racconto non convince gli investigatori. Si continua a indagare per verificare la confessione di Fernandez resa al Comando provinciale dei carabinieri e davanti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Giovanni Antoci, Luisa Bettiol e Gaspare Spedale,

Il movente della banale lite sembra riduttivo. Il nodo chiave è capire se Fernandez ha fatto tutto da solo.


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