Palermo: 41 bis, no a permesso premio per boss Benedetto Spera

Due boss al 41 bis: uno va in permesso premio, l’altro no

Negato a Benedetto Spera e concesso ad un altro ergastolano

PALERMO – Dopo il no al differimento della pena, arriva anche il diniego del permesso premio per il boss ergastolano di Belmonte Mezzagno Benedetto Spera, 89 anni, detenuto al 41 bis. Il suo legale non ci sta e ha presentato un reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Ritiene che lo stesso Tribunale abbia adottato due pesi e due misure. A Spera no, all’ergastolano Giuseppe Grassonelli sì.

Lo scorso 23 aprile la difesa aveva chiesto un permesso premio per Spera, fedelissimo di Bernardo Provenzano, responsabile delle stragi di mafia del ’92, arrestato nel 2001 nelle campagne di Mezzojuso dopo nove anni di latitanza. È uno dei 238 siciliani al 41 bis. Niente da fare: secondo i giudici, il permesso non può essere concesso al detenuto sottoposto al regime del carcere duro nel penitenziario di Milano Opera.

A febbraio il boss aveva chiesto il differimento per motivi di salute dell’ergastolo. I giudici avevano stabilito che il detenuto può essere curato in carcere, sottolineando che Spera ha rifiutato “ulteriori accertamenti e trattamenti” sanitari. Era la spia della sua capacità di intendere e volere. Di diverso avviso la difesa, secondo cui dalla stessa documentazione clinica carceraria è evidente se si tratta di un soggetto che non ha più la piena capacità di autodeterminazione, tanto che la stessa Procura di Milano aveva ritenuto necessario nominare un amministratore di sostegno quando in passato fu necessario autorizzare un intervento chirurgico salvavita.

Pochi gironi fa il no anche al permesso premio. L’avvocato Maurizio Di Marco non ci sta. Stigmatizza il fatto che il collegio “non spende una sola parola per spiegare come possa un soggetto non orientato nel tempo e nello spazio essere socialmente pericoloso, e, su come possa un soggetto, che non sa in che epoca vive e dove vive, possa in astratto porre in essere delle condotte che lo possano far ritenere socialmente pericoloso”.

Il legale sottolinea pure il fatto che “la ordinanza si pone in totale contrapposizione con la
giurisprudenza di merito dello stesso Tribunale nel quale la stessa è emessa”. Il paragone viene fatto con la vicenda di Giuseppe Grassonelli, 57 anni, sottoposto al regime 41 bis, che lo scorso marzo ha ottenuto un permesso premio allo stesso Tribunale milanese.

Grassonelli, pluriergastolano, capo della Stidda di Porto Empedocle (Agrigento), ha potuto allontanarsi per 12 ore dal carcere Opera di Milano. Nel 2022 si è laureato in Filosofia, sebbene non abbia mai fornito informazioni utili alle indagini, né abbia collaborato fattivamente con la giustizia, ha preso le distanze dal suo passato criminale.

“Se tale notizia non è stata smentita da nessun organo di stampa ed, essendo la ordinanza impugnata successiva alla notizia e, cioè del 21 aprile del 2023 – scrive l’avvocato Di Marco – non si comprende come
possa tale ordinanza ritenere che la richiesta fatta dallo Spera soggetto con ‘vasculopatia cerebrale cronica con performances cognitive residue veramente minime’ di 89 anni, essere dichiarata inammissibile, mentre quella di altro soggetto, molto più giovane, in condizioni di salute ‘floride’, tanto da avere conseguito una laurea in filosofia nel corso della detenzione, essere dichiarata inammissibile”.


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