Palermo, gli scarcerati e la mafia che verrà

Boss e uomini del pizzo: gli scarcerati e la mafia che verrà

I clan alla ricerca di una nuova guida

PALERMO – Di boss scarcerati e arrestati di nuovo sono piene le cronache di Cosa Nostra. Ecco perché gli investigatori tengono d’occhio gli ultimi tre personaggi tornati a piede libero, due dei quali con una militanza in Cosa Nostra di primo piano.

Sono Tommaso Lo Presti, Nino Sacco e Sebastiano Giordano. Provengono da tre differenti mandamenti della città. Rispettivamente Porta Nuova, Brancaccio e San Lorenzo.

Tommaso Lo Presti, sopranominato il pacchione, ha finito di scontare la condanna da poco meno di un anno.

Nei mesi scorsi ha organizzato la cerimonia per le nozze d’argento con la moglie Teresa Marino (anche lei ha avuto guai con la giustizia) nella chiesa di San Domenico, il pantheon di Palermo dov’è sepolto anche il giudice Giovanni Falcone. Il suo nome a Porta Nuova si aggiunge a quello di altri scarcerati di peso.

Liberi infatti sono alcuni componenti della famiglia Milano (Nunzio, Salvatore e Nicola Milano) e Giuseppe Di Giovanni, considerato da tutti un pilastro della mafia e scarcerato per scadenza dei termini di custodia cautelare.

Lo scorso maggio ha finito di scontare la pena anche Nino Sacco. Arrestato nel 2009, fu assolto e scarcerato nel 2011, salvo poi tornare in cella pochi mesi dopo. Dopo la lunga detenzione è arrivato il fine pena.

Era uno dei triumviri che regnavano a Brancaccio. Al suo fianco c’erano Cesare Lupo e Giuseppe Faraone. Un gradino più in alto il capo mandamento Giuseppe Arduino. Furono tutti arrestati nel 2011.

Lupo è ancora detenuto. Ci vorrà parecchio tempo prima che finisca di scontare un cumulo di 28 anni. Faraone è libero per fine pena da un paio di anni. Arduino è stato arrestato di nuovo poche settimane fa.

Da poche settimane è stato scarcerato Sebastiano Giordano, 26 anni, per decorrenza dei termini di custodia cautelare dopo che in primo grado è stato condannato a 9 anni e 4 mesi. Gli sarebbe stato assegnato il compito di gestire gli affari criminali, pizzo incluso, a Sferracavallo.

Nella mafia fiaccata dagli arresti che cerca a fatica nuovi leader si guarda al passato e a chi ha finito di scontare la pena. Oppure a chi si è trasferito lontano da Palermo senza recidere il legame con la città, come i Fidanzati da tempo trapiantati a Milano.

Oppure a chi in città ritorna spesso per incontrare i vecchi amici, come Francolino e Antonino Spadaro, figli del re del contrabbando, don Masino della Kalsa. O, ancora, chi è in fuga da anni. Come Giovani Motisi, rimasto l’ultimo dei latitanti.


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