Palermo, il boss all'estero: il figlio "finto", i milioni, i soldi ai padrini

Vita di un boss all’estero: il figlio “finto”, i milioni, i soldi ai padrini

La Procura chiede il rinvio a giudizio

PALERMO – I soldi del boss di Pagliarelli, e non solo, sarebbero finiti in parte in Brasile e in parte in un complesso turistico a Marsala.

I cinque imputati

La Procura di Palermo chiede di processare cinque persone. L’elenco si apre con il capomafia Giuseppe Calvaruso e prosegue con il suo braccio destro, Giovanni Caruso, l’imprenditore Giuseppe Bruno, il brasiliano Josè Reinaldo Valandro e un altro Giuseppe Calvaruso, omonimo del mafioso.

Un vorticoso giro di denaro quello ricostruito dal pubblico ministero Federica La Chioma e dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo.

Bruno, originario di Bagheria, si era trasferito da alcuni anni in Brasile. Il padre Francesco nel 2008 ha subito una confisca definitiva del patrimonio. Il patto con Calvaruso sarebbe servito a realizzare investimenti per 50 milioni di euro, ma la stima del valore complessivo delle società e dei beni schizzerebbe fino a 500 milioni.

Intreccio societario

Ai due sarebbe riconducibile la “Piramide costruzioni e immobiliare srl” locataria del residence Heron’s Bay di Marsala di proprietà della società “Gli Aironi”. Ad un certo punto la Piramide sarebbe stata ceduta, solo fittiziamente però, alle società di diritto estero “Leader trading solution Sa” e Reignestate properties Ltd”. “

L’obiettivo finale sarebbe stato acquisire la gestione del residence di Marsala attraverso un’operazione fittizia per sfuggire alle misure di prevenzione.

La finanza ha scovato una fortuna in Brasile. A Natal Calvaruso e Bruno avrebbero costruito un impero con decine di immobili, tra cui alcuni ville di lusso, e una quindicina di società impegnate sei settori immobiliare, edile e della ristorazione.

I reati ipotizzati sono concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose.

Il boss all’estero

Calvaruso fu arrestato di nuovo nel 2021, appena atterrato a Palermo per le vacanze di Pasqua. Rientrava dal Brasile. Secondo la Direzione distrettuale di Palermo, guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, i soldi investiti in Brasile avrebbero fruttato in giro per il mondo (Svizzera, Singapore, Hong Kong) e una parte sarebbe rientrata a Palermo grazie al lavoro di Anna Maria Simoncini, madre di Bruno che si sarebbe prestata a gestire operazioni di money transfer.

I finanzieri sono riusciti ad entrare nella chat criptate di Calvaruso. Hanno scoperto che per vivere in Brasile e ottenere il permesso di soggiorno avrebbe mentito sulla sua paternità fingendo di essere il padre di un bimbo i cui genitori in realtà sarebbero un siciliano emigrato e una brasiliana.

I capimafia a libro paga

L’ipotesi è che in Brasile sarebbero stati investiti anche i soldi che i proprietari di una palazzina in via Altofonte a Palermo. I proprietari sarebbero stati costretti una provvigione al boss che si faceva in quattro per i detenuti. Nel libro paga c’erano i boss Antonino Rotolo, Giuseppe Massimo Perrone, Gianni Nicchi e Giovanni Cancem.

L’inchiesta svelò l’amicizia fra Giuseppe Calvaruso e Antonino Spadaro, scarcerato da alcuni anni, figlio del re del contrabbando, don Masino della Kalsa. Anche Spaadro era di casa a Natal e ci sarebbe il suo zampino nel passaggio di alcune somme di denaro, circa 145 mila euro, dall’Italia al Brasile. Il giudice Cristina Lo Bue ha fissato l’udienza preliminare il 12 settembre.


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