PALERMO – Il boss Giuseppe Calvaruso e il suo braccio destro Giovanni Caruso, collegati via chat mentre si trovavano il primo in Brasile e il secondo a Palermo, parlavano spesso di soldi. Discutevano di stipendi per le famiglie dei carcerati, del business della droga e di altri investimenti. Perché il boss di Pagliarelli è un uomo d’affari e la rete dei suoi interessi economici non è stata ancora del tutto ricostruita.
Il boss e i soldi da dividere
“Spiegagli del fabbricato che abbiamo chiuso un buon affare ma se ne parla un altro anno a cominciare a ricevere soldi che verranno divisi fra tutti, prima i non presenti e poi i presenti”, scriveva Calvaruso. Si ha la netta sensazione che il mafioso di Pagliarelli non si desse un gran da fare solo per se stesso.
“L’amicizia c’è ma…”
Come quando scriveva a proposito dell’apertura di un supermercato: “Diglielo che l’amicizia c’è e rimane indenne ma questo è business e già ad altri gli è stato detto di no, a lui lo faccio fare il 25% della società,
ogni mese deve prendere 3 stipendi e darli Ogni Mese. Poi all’anno facciamo i conti. Per 3 stipendi intendo stipendi e non paghe da fame o partime. 5/6 mila al mese“.
Dunque qualcuno aveva aperto un supermercato e doveva contribuire alla causa di Cosa Nostra. Ed ecco il cuore delle indagini patrimoniali della Direzione distrettuale antimafia e dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Si lavora per individuare le tante attività commerciali, piccole e grandi, avviate coni soldi sporchi in Italia e all’estero.
Collettore degli investimenti
Dalla chat di Calvaruso decriptata dagli investigatori emergerebbe il suo ruolo di collettore degli investimenti. Raccoglieva il denaro per conto di altri mafiosi e li faceva fruttare in attività economiche apparentemente lecite.
Era l’unico modo per fare fronte alle spese. Calvaruso ordinava a Caruso di distribuire i soldi: “Sono 6 assenti e 6 presenti compresi tu ed io. A tutti 3 ciascuno”.
Gli “assenti” e i “presenti”
Poi spiegava: “Gli assenti sono zio grande grande (Antonino Rotolo ndr), manic., mio figlioccio (Andrea Ferrante ndr), massimo (Giuseppe Massimo Perrone ndr), parquet (Giovanni Nicchi, ndr), carrellino (Giovanni Cancemi ndr)”.
Fra i “presenti” inseriva “vecchio” (Luigi Nicchi, padre di Giovanni ndr), “carrello” (Carmelo Cancemi ndr), “sigaro” (Francesco Annatalli ndr), suo figlio (Vincenzo Annatelli) “tu ed io”.
Dalla distribuzione del denaro restava fuori un pezzo grosso: “Bianco niente che non ha bisogno”, diceva riferendosi all’anziano capomafia di Pagliarelli, Settimo Mineo, che ha presieduto la commissione provinciale di Cosa Nostra nel 2018, la prima del dopo Totò Riina.
Per accumulare il denaro si punta sui traffici di droga, ma c’è chi, come Calvaruso, ha battuto un’altra strada, quella degli investimenti formalmente leciti.