PALERMO – Francesco Zappulla “è un vero e proprio uomo d’onore, ci fu fatta a punciuta e gliela aveva fatta Tony Lipari, solo che poi lo mandavano a fare altri reati”.
È Alessio Puccio a raccontare il ruolo di Zappulla, arrestato lo sorso ottobre con l’accusa di avere fatto parte della famiglia mafiosa di Porta Nuova.
Il suo padrino sarebbe stato dunque Lipari, già condannato per mafia e oggi detenuto e processato con l’accusa di avere assassinato Giuseppe Di Giacomo (accusa sempre respinta: “Era come un padre per me”, si è sempre difeso).
Sulla base del racconto di Puccio, Zappulla avrebbe gestito il traffico di droga all’interno del carcere Pagliarelli assieme a Nicolò Di Michele.
Così arrivarono al latitante
Di Michele, nel luglio di due anni fa, rimase due settimane latitante. Era sfuggito all’arresto, ma i carabinieri lo rintracciarono in una casa a San Nicola l’Arena, frazione marinara della provincia di Palermo. All’immobile i carabinieri erano giunti ascoltando proprio le conversazioni di Zappulla.
Puccio ha raccontato che in carcere Zappulla c’era finito “perché gli avevano fatto una rapina ad un carabiniere al Capo che gli hanno tolto il Rolex, soldi contanti… aspettavano questa uscita e Francesco si doveva mettere con Giuseppe Incontrera, perché lo mandano per alzare le mani a Francesco Zappulla”.
Un picchiatore, dunque, al servizio del boss Incontrera che nel giugno 2022 sarebbe stato ammazzato alla Zisa. Nel mandamento mafioso si ricorre spesso alla violenza.
Vita mafiosa al Pagliarelli
Zappulla avrebbe dunque gestito “lo spaccio interno” al penitenziario. I boss regolerebbero la vita carceraria. “Se una persona del mandamento viene picchiato da altre persone interviene – ha raccontato Puccio -. A secondo di chi si trova in sezione: se hai creato problemi fuori dal mandamento e ti trovi
in carcere il rimprovero ti arriva in carcere. Se hai problemi con persone della Noce e siete nello
stesso piano e ti trattano male, basta che mandi una lettera”.
Vietato toccare quelli di Porta Nuova
Il soldato di Porta Nuova, divenuto collaboratore di giustizia, ha riferito che “ad esempio Filippo Maniscalco ha avuto un problema con Salvatore Cintura, che è un ragazzo molto duro. Filippo ha preferito scrivere a Francesco Arcuri (uno dei condannati per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà ndr); nella risposta c’era un bigliettino per Salvatore Cintura (componente di una famiglia molto nota nel quartiere Borgo Nuovo ndr), in cui diceva di non permettersi di toccare Filippo o qualcuno di Porta Nuova perché avrebbero fatto succedere il casino sia fuori che dentro. Si mandano le lettere con i francobolli. Qualcosa arriva anche con i lavoranti. Da alta sorveglianza ai comuni se deve arrivare qualcosa il modo c’è”.
Puccio ha parlato anche di “ragazzi che venivano picchiati forte”, del pizzo sulla droga (“se arrivavano 100 grammi di fumo nel piano dovevano dargli i soldi“), dei detenuti più autorevoli che “decidono chi va nelle celle più piccole e più sistemate. Ci sono delle piccole estorsioni anche in carcere. Volevano le sigarette per le celle”. Ogni decisione passa dal controllo dei mafiosi di Porta Nuova.