L’assoluzione del tribunale azzera la tremenda ricostruzione degli investigatori. All’Istituto geriatrico siciliano di via Messina Marine a Palermo, così sosteneva l’accusa, gli anziani venivano legati ai letti, storditi con i sedativi e messi sotto chiave nelle stanze. La storia aveva creato parecchio clamore visto che le vittime erano soprattutto anziani affetti da Alzheimer e Parkinson, ricoverati fra il 2011 e il 2013.
La vicenda
Il tribunale ha assolto Valentina Franchina, amministratore e legale rappresentante della struttura convenzionata, Giuseppe Francesco Franchina, amministratore delegato e legale rappresentante, Dario Bruno, medico geriatra.
La Procura aveva chiesto la condanna per i maltrattamenti e l’assoluzione dall’ipotesi che avessero truffato l’azienda sanitaria provinciale di Palermo incassando 5 milioni di contributi non dovuti. Il collegio presieduto da Stefania Gallì ha dato ragione agli avvocati Massimo Motisi, Giuseppe Cincioni, Monica Genovese e Fausto Discepolo. Questi ultimi due legali assistevano l’Istituto, citato come responsabile civile.
Le parti civili
Al processo si sono costituiti parte civile una trentina di parenti dei ricoverati. Ed erano state proprio da loro testimonianze a fare scattare l’indagine. Nel corso del processo, però, i regali delle difese avevano contestato una serie di contraddizioni nei loro racconti, tanto da da minarne l’attendibilità.