PALERMO – Vincenzo Agostino non ce l’ha fatta. È morto a 87 anni, prima di ottenere una verità, almeno giudiziaria, definitiva. Lo aveva giurato sulla tomba del figlio. Non si sarebbe tagliato la barba fino a quando mandanti e killer non sarebbero stati condannati.
Sul duplice omicidio del poliziotto Antonino Agostino, 28 anni, e Ida Castelluccio, di 19 e incinta di due mesi, assassinati il 5 agosto 1989, restano ombre e il maleodorante odore del depistaggio.
“Stia tranquillo”
Lo scorso ottobre la Corte di appello ha confermato l’ergastolo a capo del mandamento di Resuttana Nino Madonia, il killer che sparò cinque colpi da distanza ravvicinata mentre la coppia stava stavano rientrando a casa a Villagrazia di Carini. tentarono disperatamente di mettersi in salvo oltre il cancello dell’abitazione. Nino morì sul colpo, Ida appena giunta in ospedale.
Poco prima del verdetto il boss fece delle dichiarazioni spontanee rivolgendosi all’uomo dalla barba bianca, come sempre presente in aula: “Stia tranquillo e sereno che non l’ho ucciso io suo figlio”.
La risposta di Vincenzo Agostino fuori dall’aula fu netta: “Sono soddisfatto perché hanno condannato il macellaio di mio figlio e di mia nuora. Soddisfatto anche per mia moglie, desideravo tanto che ci fosse anche lei accanto a me”. Augusta Schiera è morta nel 2019, una vita di amore e sofferenza vissuta insieme.
In un altro processo è stato chiesto l’ergastolo per Gaetano Scotto, boss dell’Arenella. Secondo l’accusa c’era lui alla guida della moto usata per l’omicidio, una Honda Africa Twin poi data alle fiamme. La sentenza è attesa per maggio.
Trame oscure, spie e spioni
Per decenni le indagini si sono mosse in una palude di trame oscure, rapporti border line, spioni e spie, in cui potenti boss se ne andavano a braccetto con i servizi segreti. Agostino dava la caccia ai latitanti ed era diventato un nemico per Totò Riina e per i Madonia, che dei corleonesi erano fedeli alleati. Lo uccisero per il suo lavoro, anche se nell’immediatezza dei fatti si voleva fare passare l’omicidio per un delitto a sfondo passionale.
La pista nera
Nelle indagini, riaperte dalla procura generale di Palermo che le avocate a sé dopo alcune richieste di archiviazione, è emersa una seconda causale. Agostino faceva parte di una squadra speciale del commissariato San Lorenzo. Aveva incarichi delicati, tra cui quello di scortare a un supertestimone interrogato dal giudice Giovanni Falcone: l’estremista di destra Alberto Volo.
Volo raccontò a Falcone della pista neofascista per l’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella, e ammise di fare parte di una struttura legata ai servizi segreti simile a Gladio. L’ex governatore siciliano, fratello del capo dello Stato, sarebbe stato ucciso nell’ambito di una strategia della tensione per evitare che la sinistra entrasse al governo. Agostino sarebbe venuto a conoscenza dei rapporti fra Nino Madonia con settori deviati dei servizi segreti e allora decisero di silenziarlo per sempre.
“Faccia da mostro”
Ed è per questo che Vincenzo Agostino ripeteva che per trovare i colpevoli del duplice omicidio si doveva guardare dentro lo Stato. Un giorno lo misero a confronto con Giovanni Aiello, il poliziotto di misteri meglio noto come “faccia da mostro”.
Agostino riconobbe ne colto di Aiello colui che il giorno prima della scomparsa andò a bussare a casa del figlio. Sul riconoscimento di “faccia da mostro” gli stessi pubblici ministeri, però, dissero che bisognava tenere conto del comprensibile “condizionamento”. Di Aiello si parlava spesso sui giornali, come dell’uomo che avrebbe partecipato alle fasi più buie della storia d’Italia.
“Faccia da mostro” è stato accusato di ogni nefandezza: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio all’omicidio di Nino Agostino e Ida Castelluccio, dall’assassinio di Ninni Cassarà al fallito attentato dell’Addaura ai danni del giudice Falcone, dalle bombe sui treni all’uccisione di un bambino, Claudio Domino, e del medico Attilio Manca. Ad ogni mistero spunta sempre Aiello, morto per un infarto nel 2017, così come ha confermato l’autopsia.