Palermo, "oro rubato e riciclato dalla mafia": 46 indagati NOMI

Palermo, “oro rubato e riciclato dalla mafia”: 46 indagati NOMI

Un fitta rete di "compro oro" per ripulire il bottino dei colpi

PALERMO – Un’enorme quantità di oro, rubata in Italia e all’estero, e ripulita a Palermo. La Procura della Repubblica ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini a 46 persone. Farebbero parte della rete della famiglia Luca che gestiva in Corso Pisani la “Luca trading”. Il prossimo passaggio sarà la richiesta di rinvio a giudizio.

Il diktat mafioso

Il mandamento mafioso di Porta Nuova aveva imposto il suo diktat. È stata una delle prime cose messe a verbale dal neo collaboratore di giustizia Alessio Puccio: gli autori di furti e rapine dovevano essere autorizzati dalla famiglia mafiosa, una parte del bottino andava versata nelle casse del mandamento, la refurtiva doveva essere riciclata nei “compro oro” autorizzati e così i boss ci lucravano due volte. Insomma, c’era il monopolio di Cosa Nostra in uno settore dove è stato facile fare soldi.

Gli uomini chiave

Francesco Luca, i figli Vincenzo e Rosario, Sergio Rubino e Ilenia Catalano (moglie di Vincenzo Luca) rispondono anche di associazione mafiosa.

La scalata dei Luca sarebbe partita grazie ai 100 mila euro che Luigi Abbate, detto ‘Gino u mitra’, boss della Kalsa aveva investito nella srl. Era il bottino di un colpo messo a segno nel 2011.

“… e noi li abbiamo tutti investiti…”, dicevano i Luca intercettati nel 2014. Si preparavano alla scarcerazione di Luigi Abbate, che in un passaggio veniva soprannominato “u Papa”: “… se si mettono in affari buoni che esce u’ Papa e arriva qualche carico glielo devi dare, è sicuro… ci dobbiamo vendere tutte cose…”.

Nel frattempo, nell’attesa di restituire il grosso degli investimenti, avrebbero corrisposto alla famiglia Abbate una cifra fissa al mese, che chiamavano “stipendio” o “parcella”.

Gli altri indagati

Tra i reati ipotizzati anche l’estorsione contestata a Claudio Demma e Carlo Composto: avrebbero imposto ad una vittima di saldare un debito di tremila euro in favore di Vincenzo Luca.

Altri avrebbero impiegato e rivenduto, a vario titolo, merce rubata a Palermo e Marcianise, nel Casertano: Claudio Siddiolo, Salvatore Sciacca, Raffaele Tammaro, Danilo Romanella, Stefania Benfante, Giacinto Di Marco, Giovanni Falanga, Adriana Xhilone, Giuseppe Palmeri.

Compravano la merce sborsando fino a 407 mila euro, nel caso di un acquisto gestito da Tammaro, in contanti e in nero per un solo acquisto. Molti sono titolari di ‘compro oro’

Un giro di false fatture

Palmeri è anche indagato per alcune fatture che sarebbero state falsificate con l’obiettivo di schermare le attività illecite. Stessa cosa avrebbero fatto altro commercianti e titolari di ‘compro oro’: Giuseppe Minnella, Massimiliano Falanga, Katarzyna Polanska, Patrizia Romano, Stefania Benfante, Antonino Ballarò, Antonietta Rando, Monica Li Calsi, Maria Viola, Rosario Aversa, Antonino Augugliaro.

Gli altri indagati

Completano l’elenco degli indagati, a vario titolo, a cui è stato notificato l’atto giudiziario firmato dal procuratore aggiunto Poalo Guido e dai sostituti Giulia Beux, Dario Scaletta e Gaspare Spedale: Innocenzo Puccio, Salvatore Lupo, Giuseppe D’Agostino, Salvatore e Domenico Di Simone; Carolina, Salvatore e Domenica Romagnolo; Francesco Paolo Del Vecchio, Tersa Sciarratta, Giuseppina e Giuseppe Perna; Giuseppa Bianco, Maria Giovanna Cataldo, Giuseppe Monti, Gaetano e Martino D’Agostino.

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