PALERMO – Sentenza ribaltata. La Corte di appello ha assolto Pietro Lo Monaco, dirigente generale del dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana. In primo grado era stato condannato a due anni e mezzo per peculato.
Non ha retto l’accusa che avesse intascato un’indennità che non gli spettava per un incarico aggiuntivo. Cadono anche la confisca di 56 mila euro e l’interdizione per due anni dai pubblici uffici.
Lo Monaco dal 2010 al 2012 ha fatto parte dell’Ufficio speciale per le frane del Messinese. Una legge regionale del 2010 ha inserito il principio della omnicomprensività del compenso per i dirigenti.
Quando si riceve un incarico aggiuntivo presso un altro ente i soldi devono confluire nel capitolo destinato al trattamento economico accessorio della dirigenza. Insomma, non potevano finire nelle tasche del dipendente.
La sentenza potrebbe rappresentare un precedente che fa scuola. In altri processi per peculato c’erano già state delle assoluzioni perché l’imputato, molto tempo prima del processo, aveva restituito i soldi, invocando, a propria discolpa, il caos interpretativo.
La Regione ha sempre vantato per lungo tempo una competenza legislativa concorrente fino ai contrari pronunciamenti della Corte Costituzionale.
In questo caso, invece, l’assoluzione è stata decisa senza che l’imputato abbia effettuato alcuna restituzione. L’avvocato della difesa, Roberto Mangano, ha sostenuto che Lo Monaco “aveva pienamente diritto a quel compenso, così incrinando quello che sembrava essere, fino ad oggi, il granitico principio di onnicomprensività.