LEI È UN AVVOCATO CIVILISTA CHE SI OCCUPA DA ANNI DEL SETTORE PERSONE E FAMIGLIA, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TUTELA DEI DIRITTI DI COLORO CHE VIVONO IN CONDIZIONE DI SVANTAGGIO. QUAL È LA RAGIONE CHE SPINGE UN AVVOCATO COME LEI AD IMPEGNARSI IN POLITICA?
Semplicemente, il desiderio di mettere a frutto, per il bene comune, le competenze maturate in tanti anni di libera professione. Come avvocato, sono chiamato a stare al fianco del mio assistito al meglio delle mie possibilità, tutelando interessi individuali; in politica, invece, lo sguardo ai diritti è di più ampio respiro e richiede un “salto in avanti”, ossia la capacità di guardare all’interesse di tutti, alla collettività nel suo complesso. Una sfida appassionante!
A QUESTA SFIDA CORRISPONDE UNA MISSION?
Sì. Ed è la costruzione della Cultura della Legalità a partire dalla politica e dal Governo della Regione. Da decenni, politica e amministrazione regionali hanno subìto condizionamenti di ogni tipo, soprattutto clientelari. Questa realtà ci è stata restituita, con dovizia di particolari, dalle Relazioni della Commissione Regionale Antimafia già presieduta da Claudio Fava. Politica e governo regionali devono vestirsi di abiti impermeabili a tutte le forme di corruzione e illegalità che vogliono piovergli addosso.
E LA SCELTA DEI CENTO PASSI PER LA SICILIA?
I Cento Passi per la Sicilia, nell’ottica della coalizione progressista, ma direi nell’attuale scenario politico regionale, è – a mio avviso – l’unica forza in campo ad avere seriamente a cuore questa Mission. Con loro un’affinità “elettiva” !
LA SUA SEMBRA UNA PROSPETTIVA UTOPICA…
Non lo sarebbe se chi è chiamato a rappresentare i cittadini nelle aule istituzionali esercitasse tutte le prerogative riconosciute dal nostro Statuto regionale.
PUÒ ESSERE PIÙ PRECISO?
Come sappiamo, per ciascun settore del governo del territorio, dalla sanità ai rifiuti, dai finanziamenti europei alla formazione professionale, dalla transizione energetica e digitale allo sport, turismo e cultura, la politica programma e, nel contempo, fornisce obiettivi da raggiungere. Ma è la macchina amministrativa regionale, fatta dal coordinamento di risorse umane e materiali, che dovrebbe procedere al loro perseguimento, adottando procedure ben precise e gestendo risorse economiche. Ed è proprio in questi ambiti che si insinua “il male oscuro”. È fondamentale, allora, che l’azione amministrativa sia condotta secondo un modello di legalità e trasparenza. A questo proposito, il deputato regionale, che rappresenta i cittadini, deve esercitare in seno all’assemblea poteri di vigilanza e controllo politico riconosciuti dallo Statuto e, dunque, in virtù di un’azione di attento monitoraggio dell’attività politico-amministrativa potrebbe portare alla luce tutto quanto merita una denuncia pubblica, affinchè i cittadini siano informati e tali meccanismi disinnescati.
SAREBBE UNA RIVOLUZIONE…
Il mio sogno è che tutto questo diventi normalità. Quando l’azione amministrativa è trasparente e imparziale ne giova quell’interesse collettivo di cui parlavo all’inizio. Decenni di politica clientelare hanno portato benefici a qualcuno e solide poltrone ad altri, a danno della nostra economia e dei nostri bilanci, distruggendo la fibra legale, morale ed economica di questa regione.
Ecco, vorrei vedermi come un “sarto” che rammenda questa “fibra” e la rende nuovamente forte e resistente. Questa ritessitura, anche morale, la dobbiamo ai nostri giovani e alle nuove generazioni, che devono considerare legalità e trasparenza come i fondamenti del vivere sociale.
FONDAMENTI?
Legalità e anticorruzione sono la pietra angolare di ogni altro tema di governo. Immaginiamo che tutti i più importanti settori del governo della regione siano come i piani un grande palazzo; tale costruzione deve reggersi su solide basi, ossia su un’azione politico-amministrativa limpida ed equidistante da interessi individuali, capace di fare l’interesse collettivo. Questa attività quotidiana noi non la vediamo, così come in una casa non vediamo le fondamenta, eppure esiste e regge l’intera struttura. Ma se traballa rischia di crollare tutta l’impalcatura.
LEI PARLAVA DI GIOVANI GENERAZIONI…
Mediamente, tra una generazione e la successiva intercorrono circa 25 anni. Se manchiamo l’obiettivo di coltivare in questa generazione di giovani quell’antimafia sociale che – citando il programma della coalizione progressista – “opera sul piano educativo e formativo” e “lavora sui soggetti fragili e le realtà emarginate”, rischiamo di perdere cinque preziosi lustri, a vantaggio del sistema che ci ha portato alla deriva.
COSA VORREBBE DIRE AI LETTORI?
Vorrei porre loro una domanda: e se, in Sicilia, si stesse finalmente per avvicinare “quel fresco profumo di libertà”?