Palermo, quarant'anni fa moriva Rocco Chinnici: "Il padre del pool antimafia"

Palermo, quarant’anni fa moriva Rocco Chinnici: “Il padre del pool antimafia”

Il ricordo: la politica, le istituzioni, la figlia
IL GIUDICE
di
5 min di lettura

PALERMO – “Del metodo di mio padre rimane molto sia nell’ordinamento italiano che in quello europeo. Al centro non c’era solo la creazione del pool antimafia ma anche la necessaria cooperazione tra le forze di polizia, anche a livello internazionale”. Lo ha detto Caterina Chinnici, europarlamentare, davanti alle corone di fiori deposte in via Pipitone Federico, a 40 anni dalla strage di mafia in cui venne ucciso il padre Rocco, consigliere istruttore a Palermo. “L’intuizione di mio padre – ha aggiunto Caterina Chinnici – fu anche quella di puntare alle misure patrimoniali per aggredire i beni mafiosi”.

“Al giudice Chinnici, magistrato coraggioso e rigore, si deve l’intuizione di creare il pool antimafia”, ricorda il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

“Dopo decenni e tanti servitori dello Stato uccisi brutalmente, sono stati assicurati alla giustizia tutti i vecchi padrini, ultimo Matteo Messina Denaro, responsabili delle stragi e della strategia della tensione che ha provato a piegare la società civile” dice Stefano Li Sacchi, deputato di FdI e parente del portiere che perse la vita a seguito dell’attentanto.

“La guerra non è ancora vinta, perché la mafia prova a riorganizzarsi ea rialzare la testa, dietro ogni retata e ogni colpo”, aggiunge. “La vittoria definitiva – dice Li Sacchi – si potrà ottenere quando tutti, istituzioni e società civile, sceglieranno la trasparenza della legalità contro le ombre del malaffare”. 

“Rocco Chinnici ci ha insegnato come combattere la mafia. Noi continueremo su questa strada. Confermiamo il 41 bis e tutta la legislazione che ci ha permesso di raggiungere risultati positivi. Nessuna marcia indietro. Lo dobbiamo alle nuove generazioni”. Lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Le parole del governatore siciliano Renato Schifani. “Quello di via Pipitone Federico non fu solo un attentato contro un magistrato in prima linea, ma un vero atto di guerra della mafia contro lo Stato per le modalità plateali e stragiste con cui fu realizzato. Conservarne il ricordo e soprattutto tramandarlo alle giovani generazioni è certamente un dovere”, ha detto.

Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. “Senza il giudice Rocco Chinnici quello che oggi è ‘Il’ metodo investigativo principe nella lotta alla criminalità organizzata, il pool antimafia, non avrebbe visto la luce. Quarant’anni fa, in questo giorno, la straordinaria intuizione costò la vita al giudice siciliano insieme ai Carabinieri di scorta Mario Trapasso, Salvatore Bartolotta e al portiere dello stabile dove viveva il magistrato, Stefano Li Sacchi. La mafia aveva capito prima dello Stato che il metodo di lavoro immaginato da Chinnici avrebbe avuto effetti disastrosi sulla criminalità”.

Ignazio La Russa, presidente del Senato. “Oggi, nel giorno del 40esimo anniversario di quella strage che scosse non solo Palermo ma l’Italia intera, rendiamo omaggio al suo sacrificio”.

“Lui deve ispirare l’azione di chi oggi lavora nelle istituzioni”. Lo affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato, Roberto Scarpinato e la coordinatrice del comitato Giustizia del Movimento 5 Stelle Giulia Sarti. “Chinnici – evidenziano – fu un grande innovatore del metodo investigativo sulle mafie, ebbe l’intuizione di creare il pool antimafia, di individuare in Falcone e Borsellino gli uomini di punta del pool. Quella squadra, che ha scritto capitoli importanti della storia del nostro Paese, trascinò dietro di sé tutta l’Italia onesta nel maxiprocesso a Cosa Nostra. Oggi serve la stessa determinazione per innovare e rafforzare le norme e gli strumenti investigativi per combattere le mafie del terzo millennio, diventate comitati d’affari che indossano i colletti bianchi Esattamente il contrario di quello che sta facendo il governo Meloni”.

“Il ricordo e l’esempio di Rocco Chinnici sono sempre vivi e presenti. Giudice esemplare che ha rivoluzionato il modo di contrastare la criminalità mafiosa e vero e proprio inventore del pool antimafia volendo, oltre alla condivisione delle informazioni per avere una visione organica del fenomeno, accanto a se da subito Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quella strage, la prima con una autobomba, segna la nostra storia e i nostri pensieri non solo il 29 luglio ma ogni giorno, per fare ognuno nel proprio ruolo il proprio dovere per contrastare e sconfiggere la criminalità mafiosa”. Lo dice il segretario regionale del PD Sicilia e componente dell’ufficio di presidenza della commissione nazionale Antimafia, Anthony Barbagallo nel quarantesimo anniversario della strage di via Pipitone Federico a Palermo, dove il 29 luglio del 1983, una autobomba mafiosa uccise il giudice Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile.

Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno. “Quaranta anni fa il giudice Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato dei carabinieri Salvatore Bartolotta e il portiere del palazzo di via Pipitone Federico , Stefano Li Sacchi, furono uccisi per mano mafiosa nel sanguinoso attentato contro un magistrato di altissimo valore che introdusse innovazioni fondamentali nelle modalità di indagine e di contrasto alla criminalità organizzata. Coraggio straordinario di chi per combattere Cosa nostra ha pagato con la propria vita Ricordare le vittime di mafia è un doveroso tributo al loro sacrificio e un forte monito,soprattutto nei confronti delle giovani generazioni, su quanto sia importante proseguire con determinazione per sconfiggere le organizzazioni criminali”.

“Il giudice Chinnici ci ha insegnato che parlare ai giovani e alla gente per raccontare chi sono e come si arricchiscono i mafiosi fa parte dei doveri di un giudice. Senza una nuova coscienza noi da soli non ce la faremo mai. Una eredità preziosa non solo a livello nazionale ma oggi anche nella dimensione europea”. Così la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in un video postato su twitter.

“Il coraggio di uomini come Rocco Chinnici – aggiunge – non è stato vano, perché dopo decenni di sangue e di efferati attentati il ​​Paese prese coscienza del male assoluto che si celava dietro tutte le mafie. Grazie agli eroi che con le loro gesta hanno segnato la storia della nostra nazione e che con la loro rettitudine hanno contribuito a costruire un’Italia più giusta e consapevole” lo afferma in una nota Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata siciliana di Forza Italia. 

“Il pericolo maggiore sta oggi nella rassegnazione, nella tendenza a considerare la mafia quasi come un male inevitabile della nostra epoca. Bisogna far comprendere ai giovani che è importante reagire”. E’ il ricordo sui social di Ettore Rosato

Alla commemorazione di stamani erano presenti anche il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta, il questore Leopoldo Laricchia, il sindaco Roberto Lagalla, Maurizio De Lucia, procuratore capo, Lia Sava, procuratrice generale. 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI