Palermo, se l'Albero Falcone potesse parlare

Palermo, se l’Albero Falcone potesse parlare

Se l'Albero Falcone potesse parlare, metterebbe in fila tutta la politica che ha fatto voti e promesse

Se l’Albero Falcone potesse parlare, racconterebbe gli occhi stanchi di un uomo che usciva dal portone, per infilarsi in una macchina blindata. E racconterebbe gli occhi di una donna, allo stesso modo. Quegli occhi, in lontananza, si cercarono, quel giorno, sull’autostrada.

Se l’Albero Falcone potesse parlare di quegli anni, mostrerebbe il volto arcigno di una città in buona parte nemica, che circondava una casa. Rileggerebbe le lettere scritte da chi si lamentava per la ‘siesta’ disturbata dalle scorte dei giudici. Perché quella porzione di Palermo sapeva che la lotta alla mafia era dura, ma non poteva rinunciare al riposino. E c’era chi guardava la corrida e le mattanze, aspettando di aggiornare l’elenco delle vittime.

Se l’Albero Falcone potesse parlare, griderebbe l’amara verità e sarebbe un possente grido di foglie agitate. I dottori Falconi e Borsellino furono amati da tutti dopo la loro morte. Prima, invece, no. E non per le critiche che sono sempre utili in calce a ogni lavoro, per quell’astio armato che Palermo riserva ai rivoluzionari del bene. Tutto Palermo sopporta – le chiacchiere, la retorica, le bandiere che coprono troppe bugie – Ma non tollera, Palermo, il peggio che diventa meglio, chiedendo il cambiamento.

Se l’Albero Falcone potesse parlare, regalerebbe il suo silenzio a chi ha tradito una missione, trasformando certa antimafia in una prateria di carriere, interessi e affarucci. A chi ha voltato le spalle e poi si è presentato in pompa magna ai funerali. A chi ha pronunciato parole di cui dovrebbe vergognarsi. A chi usa i carissimi volti dei caduti come l’ultimo asso nella manica, al tavolo dell’appariscenza.

Se l’Albero Falcone potesse parlare, metterebbe in fila tutta la politica che è andata in scena sul palco per fare voti e promesse che non furono mai mantenuti. E ci domanderebbe: che cosa vi è saltato in mente? Perché avete preso delle persone meravigliose e le avete imprigionate nel marmo delle statue? Infine, con la sua quieta voce d’albero ci racconterebbe la storia di una donna e di un uomo e dei coraggiosi che viaggiavano con loro. Di quegli occhi che si cercarono sull’autostrada sventrata. E ancora non sapevano che si sarebbero ritrovati. (Roberto Puglisi)


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