Palermo

Palermo, sempre lo stesso incubo. La rabbia: “Non parliamo di serie A”

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25 Agosto 2024, 16:05

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L’unica consolazione è il paradosso: il Palermo che ha perso a Pisa, giocando malissimo (anzi, non giocando affatto), al netto di una direzione arbitrale con qualche ombra, sembra troppo brutto per essere vero. Alessio Dionisi è un bravo allenatore, per cui suona inconcepibile pensare che lui e i giocatori non abbiano niente di meglio da offrire.

Ecco l’unica forma paradossale di forzato ristoro. Ma pare di vedere sempre lo stesso film. Tornano i tremori di un tempo, quando una persona perbene e un altro buon tecnico, Eugenio Corini – che non fu indenne da errori – venne logicamente sacrificato a furor di popolo rosanero.

Torna la medesima sensazione di vaghezza. Tornano le paure di chi si aspetta una squadra e vede venirsi incontro qualcosa di perennemente incompiuto. Tornano gli incubi, almeno in certe delusioni, dei giorni crudeli del ‘CoriniOut’.

L’incubo più vivido sta proprio nella ripetizione del peggio. Il presunto campionato della svolta ha assunto già i toni inquietanti della rivisitazione di un ‘percorso’ – parola famigerata, più che nota – che tanti lutti sportivi addusse.

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La faccia di Dionisi, dopo il tonfo, era tutto un programma. Era l’espressione del medico che sta pensando di affidarsi all’oroscopo, nel fallimento delle terapie.

I tifosi sono disorientati. Qualcuno scrive sui social: “Non parliamo più di serie A”. C’è già chi considera la promozione un miraggio. La delusione, un po’ ovunque, è un coro arrabbiato. C’è poi chi ricorre all’ironia, commentando la partita su LiveSicilia: “1, 2, 3…. Corini era miegghiu….. Ahahahahahaahahah”. C’è chi confessa di avere ‘il fegato spappolato’.

La discussione è aperta sul web. Benvenuto Caminiti, poeta rosanero, commenta: “Se il Palermo ha perso a Pisa, non è stato per la lacunosa (eufemismo) direzione di gara di Colombo, ma perché ha giocato male, ha perso troppe volte palla a centrocampo, facendosi infilare in contropiede, e non solo in occasione dei due gol”. La super-tifosa Delia Romano rincara la dose: “Si può dire che siamo in presenza di una squadra in cerca di identità che non si comprende come possa lottare per la serie A.

Ancora è presto per le sentenze definitive. Ma l’incipit è apparso sconfortante, quando ci sarebbe stato bisogno di fiducia. C’è soltanto un modo di riportare entusiasmo nel cuore di una tifoseria derelitta: la vittoria, con la chiarezza. I proclami e i grandi discorsi, seppure carini da ascoltare, non fanno punti in classifica, né fabbricano promozioni.

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25 Agosto 2024, 16:05

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