"Sistema Saguto": il 10 ottobre la sentenza definitiva

“Sistema Saguto”: il 10 ottobre la sentenza definitiva

In caso di condanna una parte degli imputati finirebbe in carcere
IN CASSAZIONE
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PALERMO – Il prossimo 10 ottobre la Corte di Cassazione dovrebbe emettere la sentenza del processo Saguto. È fissata per quel giorno l’udienza davanti ai supremi giudici.

Si parte dal verdetto della Corte d’Appello di Caltanissetta che nel luglio scorso ha condannato a 8 anni e 10 mesi e 15 giorni l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto, imputata di corruzione, concussione e abuso d’ufficio. Pena più pesante degli 8 anni e 6 mesi decisi in primo grado.

Più pesante di un mese anche la pena inflitta all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, il “re” degli amministratori giudiziari: 7 anni e sette mesi. Dalle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-fianziaria di Palermo, emerse una sfilza di favori, regali, parcelle e consulenze nell’ambito della gestione dei beni tolti ai boss e agli imprenditori sospettati di essere in affari con la mafia.

Sei anni e due mesi ha avuto il marito dell’ex giudice, l’ingegnere Lorenzo Caramma; 4 mesi per il figlio di Silvana Saguto, Emanuele Caramma; tre anni per l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo e per il professore della Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano; un anno e 4 mesi la pena inflitta a Walter Virga; 4 anni e 2 mesi per l’amministratore giudiziario Roberto Santangelo; 2 e 8 mesi per il tenente colonnello della Guardia di finanza, all’epoca in servizio, alla Dia Rosolino Nasca; un anno e dieci mesi per il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria; 2 anni e 8 mesi per Maria Ingrao, la moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata.

Confermato anche il risarcimento alle parti civili e respinto l’appello di coloro che erano state escluse. In caso di condanna diversi imputati finirebbero in carcere. La Cassazione potrebbe annullare con rinvio la sentenza e decidere di celebrare un nuovo processo.


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