Papa Francesco ai mafiosi: | "Per favore convertitevi" - Live Sicilia

Papa Francesco ai mafiosi: | “Per favore convertitevi”

L'appello di Francesco ai mafiosi ricorda il grido di Karol Wojtyla ad Agrigento. Ma l'approccio è diverso. Ecco le parole del Papa.

il pontefice
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Per i mafiosi c’è l’inferno. Se non abbracciano la conversione, se non cambiano vita, se non modificano il ritmo di un cuore corrotto, non si salveranno. Il messaggio di Papa Francesco, nel giorno della veglia con i familiari delle vittime di mafia, porta l’eco del monito di Giovanni Paolo II nella valle dei Templi, quel suo “convertitevi, verrà il giudizio di Dio” che rappresenta una pietra miliare, mediatica e sostanziale, nell’atteggiamento della Chiesa rispetto alla mafia.

Ecco le parole di Bergoglio: “Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male. Sento che non posso finire senza dire una parola ai grandi assenti oggi, ai protagonisti assenti, agli uomini e alle donne mafiosi. Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male. Convertitevi. Lo chiedo in ginocchio, è per il vostro bene. Questa vita che vivete adesso non vi darà piacere, non vi darà gioia, non vi darà felicità. Il potere, il denaro che voi avere adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi è denaro insanguinato, è potere insanguinato e non potrete portarlo all’altra vita. Convertitevi. Ancora c’è tempo per non finire nell’inferno: è quello che vi aspetta se continuate su questa strada”.

Si capisce che la suggestione di Jorge Bergoglio lambisce la pastorale anti-amafiosa di Karol Wojtyla, la comprende e scorre in parallelo. La predicazione di Giovanni Paolo II apparve come l’atto coraggioso di un pontefice guerriero che affrontava di petto le questioni. Era un’immagine consonante con la figura complessiva del papa polacco, con la sua epica pubblica, indomita e battagliera. Le sue battaglie, Francesco le combatte sotto un sorriso che non nega la durezza. Ed è importante comprendere il punto in questo e in altro. Francesco non è un vicario accomodante, non si piega alla modernità, accettandone tempi e contenuti. Non è morbido. Non è leggero, né ‘storico’. Semplicemente, nel suo apostolato, il primo gesto è sempre l’abbraccio, mai la reprimenda. Le sue parole rivolte ai mafiosi sono il verbo della compassione e della condivisione, da pianeti lontanissimi. Non potrete salvarvi. Se continuerete sulla strada del male assoluto, l’inferno sarà la destinazione sicura, perché l’inferno è il traguardo e l’esperienza che avete preparato, giorno per giorno, sulla terra.

La pedagogia di Wojtyla era lo schiaffo che intende risvegliare l’umanità sepolta con lo choc di una benefica aggressione. La via di Francesco è il sentire insieme. Se tu andrai all’inferno, fratello mio, la tua perdizione sarà eterna e il mio dolore sarà immenso. Il dolore del pastore che non ha riportato la pecorella – qualunque pecorella – all’ovile, prima che precipitasse nell’abisso da cui non è previsto ritorno. Jorge Bergoglio non è un pontefice alla moda. I suoi capisaldi sono intatti. L’angolazione non ha mutato indirizzo. Né può esserci novità da comunicare a peccatori talmente incalliti e sporchi di sangue. Se non la conversione che, da Agrigento alla veglia di Roma, è l’unica opzione possibile. Richiede uno stravolgimento di identità e significati, ma non esiste un diverso cammino che possa condurre chi ha indossato i panni della violenza e dell’odio verso la porta stretta della resurrezione. La posizione di chi chiede ‘in ginocchio’, dal basso, la conversione del cuore è perciò – nel dialogo auspicato dal Papa che viene da altrove – la vera altezza.

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