Calenda: "Togliamo la Sicilia a Cuffaro"

Parla Calenda: “Togliamo la Sicilia a Cuffaro, serve comissariare”

Intervista al leader di Azione: "Schifani si dimetta"

Senatore Carlo Calenda, cosa raccontano le ultime vicende siciliane?
“Le cose che conoscevamo già prima e che ripeto da mesi. Cioè che la classe politica regionale fonda il suo potere sul voto clientelare e sulla corruzione”.

Il leader di Azione conferma e certamente non smentisce, alla luce della cronaca, quello che dice sulla Sicilia da qualche tempo. In questa chiacchierata sugli ultimi scandali che vedono al centro il segretario dimissionario della Dc, Totò Cuffaro, Calenda sottolinea punti già sollevati. E conferma di volere stringere un legame sempre più saldo con l’Isola.

Cuffaro, ieri, si è dimesso da segretario della Dc, dopo l’inchiesta che riguarda lui e altri.
“Guardi, solo in Sicilia, uno che esce dalla galera per avere favorito la mafia può fare nuovamente il suo percorso, come se niente fosse, e tornare a rivestire un ruolo politico essenziale, per essere corteggiato da tutti”.

Perché, secondo lei?
“Non perché i siciliani sono cattivi o privi di morale, ma perché molti di loro vivono in uno stato di necessità e devono votare questa gente per ottenere qualcosa. Uno come Cuffaro riprende il potere per elargire favori, dove non ci sono più diritti e c’è, invece, un ricatto sui servizi in cambio del voto. Chi era Cuffaro, del resto, lo sapevamo da molto tempo. E lo abbiamo detto con nettezza”.

Il rimedio, dal suo punto di vista, è risaputo.
“Certo, non c’è altra alternativa che non passi da un lungo commissariamento per togliere le redini del potere a una classe dirigente corrotta e inefficiente. I due aspetti stanno insieme. La Sicilia non deve più essere nelle mani di un Cuffaro e di tanti altri che siedono tra i banchi dell’Ars”.

La Sicilia, secondo lei, è una ‘terra a rischio’?
“Mi pare evidente. Lo stato di pericolo per i cittadini si tocca con mano. C’è la questione della sanità che non riesce a garantire l’assistenza minima necessaria. Si occupano i posti, si sceglie chi piazzare negli incarichi, mentre è impossibile curarsi negli ospedali siciliani e allora ricomincia il ciclo del bisogno, con la richiesta di favori. Si cercano appoggi per una Tac, per una visita, per un qualunque esame. Ci sono il degrado ambientale, il ciclo dei rifiuti, l’emergenza idrica…”.

In definitiva?
“Schifani dovrebbe dimettersi subito, ma tornare al voto non risolverebbe il problema. Ci vorrebbero, insisto, cinque-sei anni di commissariamento per spezzare i legami clientelari. Bisogna ridare la libertà ai siciliani, con un periodo di decantazione che ripristini i diritti fondamentali”.

Il presidente della Regione rivendica, dal canto suo, risultati economici di primo piano. Che ne pensa?
“Che non è vero. I fatti indicati da Schifani sono indipendenti dal lavoro del suo governo e derivano dai flussi turistici e dall’andamento della congiuntura. Siamo davanti a un’altra colossale mistificazione”.

L’allarme circa la questione morale chiama un causa solo il centrodestra?
“Niente affatto, si tratta di un problema trasversale che c’era, purtroppo, anche nel passato e c’è adesso. Ma oggi si pone con delle forme di arroganza esteriore particolarmente virulente. Poi ci sono i pasdaran finti come Cateno De Luca che fanno parte dello stesso sistema”.

Lei, come componente del Terzo Polo, ha sostenuto la candidatura di Gaetano Armao e appoggiato, come Azione, Fabrizio Ferrandelli, nella corsa a sindaco. Oggi Armao è presidente della commissione tecnico specialistica, indicato dal presidente Schifani, mentre Ferrandelli è assessore a Palermo, con una giunta di centrodestra. Quali sono le sue conclusioni?
“Sono vicende molto diverse, Armao è un tecnico preparato e onesto. Ferrandelli è un politico. Ma hanno in comune una cosa. Entrambi evidentemente pensano che non ci sia un modo diverso per agire, se non aderire al contesto dominante. Ferrandelli mi disse che diventava assessore per avere agibilità politica. In realtà, mi pare più attaccato al potere e ai voti”.

Quando tornerà in Sicilia?
“Il 4 dicembre prossimo. Sono legatissimo a questa terra e ai suoi abitanti. E voglio dare una mano con la massima determinazione. Solo, stavolta, spero che nessuno, una volta sceso dall’aereo, mi suggerisca questo o quel nome perché ‘porta tanti voti’”.

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