“Lombardo voleva l’inceneritore nella zona industriale di Catania, non a Paternò, mi chiese di parlarne con chi era interessato alla realizzazione del progetto”. Se il geologo autonomista Giovanni Barbagallo non ha mentito ai pm dell’operazione Iblis, Raffaele Lombardo avrebbe tentato di utilizzarlo come intermediario per entrare in contatto con gli stessi imprenditori che nelle conferenze stampa dice di aver contrastato. Gli stessi che pubblicamente ha additato come “mafiosi”, anche in commissione antimafia.
Il risvolto emerge dagli atti depositati dalla procura di Catania nei confronti di Raffaele Lombardo contestualmente all’avviso di conclusione delle indagini. Atti sui quali LiveSicilia.it può darvi un’anticipazione: Barbagallo, militante dell’Mpa della prima ora arrestato con l’accusa di associazione mafiosa, ai pm ha svelato di essere stato “consulente” della ditta costruttrice dell’inceneritore, Sicilpower. Quando “era presidente della Provincia di Catania – dice Giovanni Barbagallo ai pm – mi sono recato presso l’abitazione di campagna di Raffaele Lombardo, in quell’occasione entrò nella mia autovettura e discutemmo del termovalorizzatore di Paternò”.
Lombardo, stando a Barbagallo, non contrastava l’opera tout court. “Lombardo – spiega il geologo – era contrario alla realizzazione del termovalorizzatore di Paternò ma non era contrario alla realizzazione del termovalorizzatore in zona industriale, allorchè io spiegai che la stessa società aveva un terreno in quella zona”. E Lombardo, secondo Barbagallo, conosceva bene nomi e cognomi dei protagonisti: “Il terreno per la realizzazione del termovalorizzatore di Paternò – prosegue – credo appartenesse all’imprenditore Di Bella, imprenditore che è noto essere vicino al senatore Pino Firrarello”.
Ma Firrarello e Lombardo non erano in buoni rapporti. Barbagallo dice di essere al corrente che adesso “i rapporti tra l’onorevole Lombardo e il senatore Firrarello sono pessimi, ma all’epoca lo scontro era latente”. Fatta questa premessa, il geologo entra nei dettagli: “Lo stesso Raffaele Lombardo – dice – mi incaricò di parlare della sua disponibilità a promuovere la realizzazione del termovalorizzatore in zona industriale a chi era interessato alla realizzazione del progetto, a cui dovevo rappresentare le sue idee. In effetti lo feci, nel senso che ne parlai con un ingegnere della Daneco, tale Filipponi”.
Ma la proposta di Lombardo non fu recepita dalla ditta. Così, sul terreno di Di Bella iniziarono gli sbancamenti: ad eseguire i lavori sarebbe stato, ancora secondo Barbagallo, l’imprenditore Basilotta, condannato per associazione mafiosa. “Il genero di Basilotta – continua Barbagallo – è assessore a Castel Di Judica per il partito Mpa… nel 2008 Angelo Lombardo venne nella sezione dell’Mpa di quel Comune”. In quell’occasione, secondo il geologo, ci fu un pranzo con il candidato sindaco e i consiglieri: “Ricordo che Basilotta in quella occasione parlò direttamente con Raffaele Lombardo – prosegue Barbagallo – e che i due in quel ristorante si presero un caffè insieme”.
All’inchiesta su Raffaele Lombardo, ma anche agli affari della Cosa nostra catanese, il prossimo numero di “S” Catania dedica ampio spazio. Nel mensile, in edicola dal 22 aprile, anche articoli sull’inceneritore catanese, con il presunto tentativo di Cosa nostra di contattare l’azienda incaricata di realizzare il termovalorizzatore a Paternò e il rischio di diffusione di rifiuti tossici.