Privatizzazioni, nuovo sistema delle partecipate e perché no, anche una funivia. Le idee dei candidati a sindaco per risollevare e rilanciare Palermo sono le più varie. Agli imprenditori le hanno esposte questa mattina nella sede di Confindustria Palermo, dove gli industriali sono partiti dai dati, delineando il quadro di un bilancio comunale su cui grava per un 35 per cento il costo delle aziende partecipate. E tracciando le linee guida di una “rinascita” che potrebbe passare da un master plan di riqualificazione della città.
Oltre alla privatizzazione chiesta dalla legge, tanti i punti in comune sulle partecipate. Dalla creazione di una holding per le aziende al guadagno con i proventi dal patrimonio immobiliare del comune inutilizzato.
L’unico fuori dal coro è Massimo Costa. Grande assente al confronto proposto una settimana fa dai sindacati della società di via Toselli: “Basta con la demagogia – dice il candidato sostenuto da Pdl, Grande Sud, La destra e Udc – vorrei chiedere agli altri candidati quali sono le soluzioni concrete per Gesip. Io dopo avere studiato la finanziaria statale e regionale, speranze non ne intravedo”.
“Per spostare un bicchiere ci vuole un addetto. Se ne metti due è già complicato: non si capisce se è mia o sua la responsabilità. Se ne metti dieci il bicchiere non si muove più” dice Costa, che vede l’unica soluzione nell’abbassamento dal 75 ad almeno il 60 per cento il costo degli stipendi tra le spese correnti.
Secondo Leoluca Orlando, invece “non è pensabile ignorare i lavoratori”. In particolare su Gesip, che Orlando definisce, “una figlia non mia”. “Ho preso contatti con i ministri Passera e Cancellieri – dice l’ex sindaco – per risolvere la questione emergenza e portare avanti un progetto. Questi dipendenti devono lavorare, non devono fare il doppio lavoro”. “Perché anche il pubblico non può progettare attraverso business plan?” si chiede il “professore”, come lo chiama a un certo punto lo stesso Albanese. In un intervento – l’unico ad essere applaudito dai presenti – elenca una per una le partecipate e le sue possibili soluzioni: “Il comune di Palermo cederà quote di società che funzionano. Per l’Amat occorre una riorganizzazione. La circolazione di 193 mezzi non può rendere quanto la circolazione dei 460 che ci sono e che sono fermi. L’Amap non si tocca perché l’acqua è pubblica. Per quanto riguarda il gas, l’Amg ha giù un partenariato con Edison che va incentivato. Bisogna far partecipare in Sispi capitale privato che possa portare innovazione all’azienda”. Poi c’è l’Amia, sulla quale Orlando prende ispirazione addirittura dal sindaco di Roma: “L’Amia va affidata a una gesitone stralcio, che pur di evitare il dissesto potremmo allargare a tutto il comune di Palermo. Perché Roma dovrebbe godere degli aiuti dal governo centrale e Palermo no?”.
“Non serve a niente dare ossigeno a un malato terminale” dice invece Marianna Caronia, commentando la proposta da parte della Regione di destinare altri 10 milioni di euro alla Gesip. I soldi per una ristrutturazione delle partecipate devono arrivare dal decreto “Salva Italia”, dice l’ex vice sindaco. Per attirare i privati, secondo la Caronia, saranno necessari anche i “trasferimenti che arrivano dall’Unione Europea, che sono lo 0,3 per cento del secondo capitolo delle entrate correnti. Per questo – dice la candidata Pid – sarà necessario implementare l’ufficio che si occupa della programmazione comunitaria”. Ma non solo: “Vanno i cambiati – afferma la Caronia – i contratti di servizio per renderli competitivi e le imprese che dovranno privatizzare lo faranno guardando alla clausola di garanzia occupazionale”.
Per Fabrizio Ferrandelli una holdig dei servizi è essenziale per gestire i servizi in proprio attraverso l’accentramento del personale. “Ci sarà un’unica rappresentanza legale e un unico centro di acquisti delle forniture”. E infine “risparmi su iva e sul denaro che viene dagli istituti bancari”. E ancora “un ulteriore aiuto alle casse comunali – dice il candidato Pd e Sel – potrà arrivare dalle dismissioni di patrimonio indisponibile”.
Tommaso Dragotto si immedesima con gli imprenditori presenti: “Se fossi seduto dall’altra parte con loro – dice ai presenti – non avrei capito niente. Qua ci vuole un piano di risanamento industriale”. Il candidato sostenuto da Impresa Palermo parla di “una macchina burocratica che non funziona. Una macchina il cui bilancio va risanato con la vendita delle partecipate, oppure costituire una sola holding, oppure vendere lo stato patrimoniale, le case del comune. Ci sono centomila soluzioni, basta avere le capacità manageriali per poterlo fare”.
Un’unica società consortile, secondo Alessandro Aricò, porterebbe “una società come la Sispi a fornire servizi informatici alle altre aziende, che adesso cercano all’esterno, oppure l’Amia stessa potrebbe pulire le strutture delle altre società: il risparmio, detraendo anche l’Iva, potrà essere di 20 o 25 milioni di euro l’anno. Attraverso una holding poi sarà possibile costituire una grande mobilità interna tra i rami dell’azienda e soprattutto i prepensionamenti.Gli euro risparmiati in un anno saranno allora circa 60 o 65 milioni e nella fine del primo triennio avremo un bilancio virtuoso”. La scadenza per la vendita ai privati è fissata per il 31 dicembre per legge.
Che il tempo stringe, se n’è accorto anche Alessandro Albanese, presidente degli industriali a Palermo che incalza: “Vedo che sapete qual è a situazione del comune. Nessuno potrà dire, una volta sindaco, che non poteva sapere di un bilancio così drammatico”. E lancia anche un’altra provocazione: “E’ necessaria una cura dimagrante – dice Albanese – non è possibile vendere una 500 scassata al costo di una Ferrari”. E ancora: “Non esistono lavoratori di serie B. Possiamo portare in piazza altre migliaia di lavoratori, dipendenti di privati che soffrono la crisi”. Confindustria ha riproposto ai candidati a sindaco quel master plan presentato a novembre al teatro Politeama. Tutti lo hanno accettato, e anzi c’è chi ha aggiunto del suo. Un museo del mare, dice Aricò, un acquario come a Barcellona propone Dragotto e una provocazione, “un’idea che – dice Marianna Caronia – è stata appoggiata anche da tutti gli altri candidati: una funivia che colleghi la Fiera del mediterraneo a monte Pellegrino”.
