E adesso resta soltanto lo spazio per l’ultimo saluto ad Antonino Ortoleva. Che camminava felice sulla strada della sua giovinezza, a diciassette anni. Che, in una maledetta notte, per un dannato incidente stradale, ha trovato la morte mentre era già vicino casa. Con lui viaggiava un compagno ora ricoverato, in gravi condizioni, a Villa Sofia. E adesso restano due genitori distrutti, una famiglia spezzata per cui è cambiato tutto. Dovranno convivere con l’assenza di un figlio che era amato da tutti, perché buono, generoso e solare.
E fa tremare il cuore scrivere l’aggettivo ‘solare’ che rimanda a un sorriso preso in una tragedia. “E’ una perdita atroce – dice la professoressa Vincenza Vallone, preside del liceo ‘Santi Savarino’ che il ragazzo frequentava -. Siamo tutti sconvolti, i ragazzi e i professori non sanno darsi pace. Ci uniamo, per come possibile, a una ferita che non potrà essere cicatrizzata. Era un ragazzo buono e impegnato, Antonio. Si era candidato per la rappresentanza d’istituto, voleva dare il suo contributo per migliorare le cose. Non lo dimenticheremo”.
Antonino non si fermava mai. Ha detto Alessio Di Trapani, che lo aveva allenato sopra un campo di calcio: “Ero responsabile del settore giovanile, l’ho visto crescere, ogni settimana veniva a giocare a calcetto nel mio centro sportivo, era veramente unico”.
I funerali sono fissati oggi, alle undici, nella Chiesa madre, per una questione di capienza. E’ don Giuseppe Vasi a officiarli. “Non ho scritto l’omelia – sussurra il sacerdote che dovrà tentare di spiegare l’inspiegabile – dirò quello che mi verrà spontaneamente su dal cuore. C’è una famiglia devastata a cui rivolgersi che non sarà sola, nel suo percorso. Esiste una comunità di persone che rimarrà sempre accanto”.
Antonino che era stato alla festa, mano nella mano con una compagna dell’adolescenza. Antonino che aveva sorriso, con quella dolcezza che non tramonterà mai, anche se oggi si racconta un epilogo. Antonino, Antonio come lo chiamavano in tanti, con la sua faccia luminosa, pronta a scalare il mondo e a renderlo un posto migliore. E si racconta un funerale, in un giorno tremendo. E si racconta quello che nessuno avrebbe mai voluto raccontare. Ma l’addio, in fondo, con il suo coro di lacrime e lutto, è solo l’altro nome dell’amore. (Roberto Puglisi)