PATERNO’- Il tempo ormai è scaduto e la “cancellazione” dell’ospedale di Paternò costituisce un vero e proprio dramma. Il tanto paventato ridimensionamento, previsto dal Piano regionale di Riordino sanitario, senza troppi giri di parole, costituirebbe il colpo di grazia finale per un territorio già socio-economicamente in fin di vita. Le ricadute, senza dubbio, sarebbero pesantissime. E non parliamo solo del Comune di Paternò, perché il problema chiaramente riguarda anche tutti i territori limitrofi, come Belpasso, Ragalna, Misterbianco che hanno come punto di riferimento l’ospedale “Santissimo Salvatore”, per un totale di circa 120mila utenze. Il piano in questione prevede un “potenziamento” dei nosocomi di Biancavilla e Bronte, a discapito del presidio paternese, e con il conseguente rischio (altamente probabile) che a pagarne lo scotto sarà la citta di Catania, territorio a cui un numero sempre maggiore di utenti finirà per rivolgersi per richiedere assistenza sanitaria.
Ma i paternesi non vogliono più stare a guardare mentre tutto questo si consuma. E molti sembrano avere tutte le intenzioni di far sentire la propria voce sin da subito. Due giorni fa aperta una pagina Facebook titolata, “Per l’ospedale di Paternò”, e ieri sera si è anche tenuto un incontro, promosso da varie associazioni e comitati della città. Un animato confronto tra politici, istituzioni, cittadini e associazioni , caratterizzato, per la prima volta, da una significativa partecipazione della comunità. “Una chiamata – spiegano i promotori – alla battaglia a difesa della città, destinata a tutti coloro i quali credono che l’appartenenza di un popolo passi anche dai luoghi dell’anima, simbolo della propria identità e soprattutto a quanti credono che il ridimensionamento dell’ospedale non sia legittima ricerca di revisione della spesa sanitaria ma logica politica spartitoria delle più squallide dal dopoguerra ad oggi”.
Molti tra i presenti hanno proposto un presidio permanente all’ospedale unitamente ad una grande manifestazione a Palermo. “La politica dell’Ars deve dirci cosa intende fare – ha spiegato Anthony Distefano – perché non vogliamo voltarci indietro a vedere le macerie. Ma quello che realmente c’è da capire adesso – continua Distefano, rivolgendosi al senatore paternese del NCD, presente all’incontro, Salvo Torrisi – cosa potete fare voi in qualità di politici e quindi rappresentanti delle Istituzioni?”. “Dobbiamo – ha spiegato Torrisi – organizzare una grande manifestazione locale a cui prendano parte tutti gli interlocutori esterni, a partire dalla Regione. E poi andare a Palermo, ma dobbiamo soprattutto mettere in campo una proposta tecnica che valorizzi la nostra battaglia, altrimenti – ha concluso – non andiamo da nessuna parte”.
E durante l’incontro più volte è emerso il forte risentimento dei cittadini nei confronti di una classe politica rimasta troppo a lungo inerme relativamente la questione ospedale. Tuttavia, non c’entrerebbe solo la politica. “ Siamo di fronte ad un’emergenza – ha spiegato Grazia Scavo presidente dell’associazione femminile, “Città Viva” – e anche la città si deve svegliare e smettere di subire tutto passivamente. Deve cambiare immediatamente atteggiamento, dismettendo i panni del parassita, senza aspettare che siano sempre gli altri a risolvere i problemi. Mettiamoci tutti la faccia, – ha continuato – ormai i giochi si sono conclusi. Adesso siamo disposti anche ad andare a Palermo per portare avanti una battaglia davvero tosta, al di là di quelli che saranno i risultati”. Perché sono ancora molte risposte che mancano per fare luce su alcuni punti. “Perché – ha detto ancora Scavo – il direttore sanitario animato da spirito campanilistico ha preferito Bronte e Biancavilla a Paternò? Il reparto di ostetricia ha sempre funzionato bene, quindi non comprendiamo perché questa scelta. Siamo delusi – ha concluso Grazia Scavo – non crediamo davvero più in questa politica”.
E più volte invocato ad intervenire all’incontro anche il primo cittadino di Paternò, Mauro Mangano. “ Da qui – ha detto Mangano – si può fare un salto di qualità. Questa battaglia non è iniziata oggi, molti si sono mobilitati già da tempo. Ci abbiamo provato a prendere sul serio la Regione quando portava questo Piano. Ma c’è un punto sul quale occorre prima di tutto intervenire con forza: quello relativamente l’interruzione dei lavori dell’ospedale. Si tratta – ha evidenziato il sindaco – di denaro pubblico sprecato, dobbiamo ancora capire chi ha la responsabilità di aver pagato migliaia di euro ai progettisti per lavori mai realizzati. Dunque finché avremo un presidio fruibile per metà non potremo ottenere molto. Noi stiamo lavorando quotidianamente e riteniamo che tale logica di razionalizzazione sia fondata su criteri iniqui, perché dovrebbe valere allo stesso modo per tutti. E dunque – ha concluso – se rimane un solo reparto deve essere in grado di assorbire l’intera utenza”.