PALERMO – La bacchettata arriva da Roma in serata. Al termine della riunione della commissione di garanzia del partito, presieduta da Luigi Berlinguer, chiamata a pronunciarsi sui ricorsi presentati, tra gli altri da da Mirello Crisafulli, sul “caso Megafono”. Il partito romano non adotta sanzioni ma si esprime in termini inequivocabili nei confronti di Rosario Crocetta, del suo progetto politico e delle dichiarazioni del presidente della Regione contro il partito siciliano. E pone un sostanziale aut aut ai dirigenti del partito coinvolti nella vicenda.
Il partito nazionale stoppa sostanzialmente il progetto del Megafono. Appellandosi allo statuto del partito, i garanti per esempio censurano la scelta di costituire gruppi consiliari autonomi o di sottrarsi al regolare versamento dei contributi al partito. Il progetto Megafono, si legge tra le righe del documento, era giustificato da esigenze elettorali. Ma la commissione “ritiene che l’esistenza di episodi e di presenze collaterali al partito non possa trasformarsi in una organizzazione di iscritti e in una strutturazione parallela articolata, finalizzata ad una presenza permanente sulla scena politica che risulterà e risulterebbe alternativa e contraria alle normative che disciplinano la vita interna del Pd”.
Insomma, quello che arriva da Roma è un vero e proprio aut aut. Tanto che il dispositivo fa espresso riferimento all’articolo 2 comma 9 dello Statuto del Pd. Che recita: “Sono escluse dalla registrazione nell’Anagrafe degli iscritti e nell’Albo degli elettori del PD le persone appartenenti ad altri movimenti politici o iscritte ad altri partiti politici o aderenti, all’interno delle Assemblee elettive, a gruppi consiliari diversi da quello del Partito Democratico”.
Nel dispositivo si legge: “Dalle note succitate non risultano esistere accordi o intese tra il Pd e il Megafono, che possano consentire agli iscritti del Pd di far parte di altri movimenti politici o agli eletti di aderire a gruppi consiliari diversi dal Pd stesso; – né ad iscritti che ricoprano incarichi istituzionali né ad eletti nelle liste del PD è consentito sottrarsi al dovuto versamento al Partito dei contributi così come previsto da Statuto e Regolamento finanziario ; fermo restando che: – è nella natura stessa del partito allargare le sue iniziative , aumentare i suoi contatti con la società e i suoi movimenti, favorire la partecipazione democratica, e, in particolari momenti elettorali, la convergenza di più culture per il successo delle proprie liste, nel rispetto delle norme statutarie e sulla base di accordi politici; – rafforzare la struttura e la presenza del partito nella società è la sostanza del prossimo congresso del Pd;
ritiene che l’esistenza di episodi e di presenze collaterali al partito non possa trasformarsi in una organizzazione di iscritti e in una strutturazione parallela articolata, finalizzata ad una presenza permanente sulla scena politica che risulterà e risulterebbe alternativa e contraria alle normative che disciplinano la vita interna del Pd .
Ritiene infine che l’opera di rinnovamento e di affermazione dei principi etici che devono informare la vita del partito e la necessaria leale collaborazione non possa essere favorita da formulazioni assolute e indiscriminate di denigrazione e di accusa rivolte al Partito e ai suoi dirigenti”.
Un passaggio che sembra fare riferimento alle ultime dichiarazioni di Crocetta, che a più riprese nelle ultime ore ha attaccato duramente il partito siciliano. Anche se l’espressioni “in mancanza di accordi col Pd” può aprire la strada a una possibile intesa che regoli i rapporti tra i due movmenti. “La commissione nazionale di garanzia si e’ espressa in sintonia con il documento approvato dalla direzione regionale del Pd di sabato scorso”, e’ il lapidario commento rilasciato a caldo dal segretario regionale Giuseppe Lupo. E in effetti, il documento romano appare in sintonia con quanto votato a larga maggioranza pochi giorni fa al San Paolo dalla direzione dei democratici.
Da una prima lettura del documento della commissione di garanzia, sembra che a Rosario Crocetta e Beppe Lumia vengano lasciati ben pochi spazi di manovra dentro il Pd. A meno che non si archivi il progetto Megafono, riportandolo nell’alveo del partito, senza gli strappi che hanno portato, ad esempio, a presentarsi contro il Pd in alcuni dei comuni chiamati al voto alle recenti amministrative.