Riceviamo e pubblichiamo una lettera dei “Partigiani del Pd” in risposta all’analisi di Pippo Russo pubblicata su LiveSicilia.
Caro Pippo,
Prendiamo spunto dalla tua analisi pubblicata ieri su Live Sicilia, che ringraziamo per lo spazio, per chiarire in modo definitivo il senso di una battaglia che, nata dalla scelta di rimettere i nostri incarichi, in pochi giorni ha abbracciato circoli, amministratori e iscritti in ogni parte della Sicilia oltre ogni precedente scelta congressuale, area o appartenenza.
Noi viviamo la passione per la politica sin dalla nostra adolescenza, in quegli anni terribili nei quali al terrore e alla disperazione tanti giovani come noi hanno opposto il coraggio, la speranza ma soprattutto il senso di comunità e di militanza per difendere le nostre idee. Con questo spirito abbiamo scelto il Pd, partendo da semplici militanti nei nostri circoli territoriali e non, come ad esempio accaduto nel tuo caso, direttamente da dirigenti presentati in pompa magna nella prestigiosa sala di un lussuoso albergo. Per usare una metafora calcistica noi siamo cresciuti nel vivaio, tu sei stato l’ennesimo frutto di un calciomercato che giustamente, ma non so fino a che punto coerentemente, hai criticato nel tuo articolo.
Ed è probabilmente questa sostanziale differenza che non ti fa cogliere il senso della nostra battaglia ideale, noi negli anni di militanza abbiamo imparato l’amore per la nostra casa comune, abbiamo conosciuto e condiviso con tanti amici e compagni iniziative,sfide elettorali entusiasmanti, vittorie e sconfitte e abbiamo maturato un senso di appartenenza che probabilmente anche tu hai conosciuto ma che, a furia di cambiare casacca senza mai trovare un posto da titolare, hai nel tempo dimenticato.
In questo sta l’errore concettuale dal quale fai partire la tua analisi, noi abbiamo scelto di crescere nel Pd senza mai pretendere posti al sole consapevoli che l’interesse della nostra comunità dovesse prevalere sulle legittime aspirazioni dei singoli, abbiamo fatto un lavoro silenzioso mentre gli “eletti” tiravano acqua ai propri mulini convinti che “l’effetto quarantapercento” fosse perenne mentre i circoli chiudevano e i nostri sostenitori, delusi e abbandonati, si allontanavano da noi mentre il Pd, come giustamente scrivi, da casa aperta diventava autobus dal sul quale, come hai avuto modo di sperimentare, si saliva in pompa magna e si scendeva quando la convenienza si esauriva.
Le liste che ci sono state presentate non sono altro che l’epilogo di questo modello di partito, non già l’abuso di una maggioranza o la sostituzione del singolo, ma il tentativo definitivo di trasformare la più grande intuizione politica degli ultimi anni in un contenitore di eletti a uso e consumo del capo dal quale cancellare il minimo elemento di condivisione e partecipazione dal basso sostituendo le classi dirigenti formatesi nei vivai e sui territori con quella “obbediente” il cui unico requisito per fare carriera è la fedeltà al capo.
Una simile impostazione rappresenta la negazione della nostra identità democratica, ecco perché ci definiamo partigiani, perché abbiamo deciso non di cambiare partito ma di combattere per cambiare il partito e dare voce ai tanti compagni, in tutta la Sicilia, che oggi a gran voce chiedono un Pd capace di tornare a parlare al suo popolo e di formare nei circoli e tra i nostri giovani la propria classe dirigente.
E’ questo, e solo questo, il senso profondo della nostra battaglia ed è forse anche la ragione per la quale subiamo quotidianamente critiche come la tua, le cui ragioni profonde ho già chiarito precedentemente, ma anche tentativi di strumentalizzazione da parte di qualche personalità che vorrebbe avocare alla propria fazione quella che è e resta non una battaglia personale di quattro dirigenti ma un percorso ideale che ormai abbraccia la quasi totalità della nostra comunità politica e che non permetteremo venga snaturata da quei personalismi che hanno contribuito in modo determinante alla deriva padronale e nepotistica dalla quale è nostro dovere liberare il Pd a partire dal 5 Marzo.