27 Settembre 2016, 05:59
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PALERMO – La politica palermitana è in fermento. L’avvicinarsi delle Comunali ha messo infatti in fibrillazione partiti e movimenti, ha fatto scattare il toto-nomi sia per la carica di sindaco sia per il consiglio comunale, ha dato il via a una girandola di proposte e possibili alleanze. Un quadro complicato e complesso in continua evoluzione, con accordi praticamente già fatti che saltano nel giro di poche ore e con candidati consiglieri che non hanno ancora capito chi sia il cavallo vincente.
Al momento la campagna elettorale parte da tre punti fermi, che poi così fermi non sono: Leoluca Orlando, Fabrizio Ferrandelli e il M5s che non ha ancora ufficializzato il nome del candidato alla poltrona più importante di Palazzo delle Aquile. Orlando ha confermato ai suoi, fino a sabato scorso, che si ricandiderà a sindaco ma sono in molti, proprio fra gli orlandiani, ad avere più di un dubbio: il Professore potrebbe tentare il salto alla Regione, proponendosi come ultimo baluardo contro il ciclone Grillo, ma potrebbe anche accettare altri incarichi, al di qua o al di là dell’Atlantico, qualora le condizioni per essere rieletto dovessero farsi proibitive, nonostante l’appoggio della sinistra alternativa al Pd.
Passiamo a Ferrandelli. Ad oggi non è chiaro chi lo appoggerà, visto che i partiti attendono il referendum; anche lui però non vuole partiti, simboli o collegamenti con la classe politica attuale, preferendo presentarsi come un “grillino” ante litteram che si è dimesso dall’Ars proprio in polemica con centrodestra e centrosinistra, ma chiedendo sostegno sul programma.
Infine c’è il Movimento Cinque Stelle che a Palermo vive una fase di stand-by: le Comunarie non si sono ancora svolte e le polemiche interne non mancano, malgrado l’ordine di scuderia sia il silenzio. Eventuali esclusioni eccellenti potrebbero però riaprire le ferite, indebolendo l’immagine di un Movimento che ad oggi è l’unico in grado di intercettare la voglia di cambiamento di una parte consistente dell’elettorato, ma non aver presentato sul palco del Foro Italico i candidati a sindaco e consiglieri è stata sicuramente un’occasione persa.
E gli altri? Al momento nel centrosinistra la confusione regna sovrana. Il Pd vorrebbe proporre a Palermo la stessa coalizione che si presenterà poi alle Regionali, che quindi comprende l’Udc (o quel che ne rimane) e l’Ncd (al netto degli addii eccellenti), ma una decisione ufficiale non c’è, così come non si sa nemmeno se si faranno le primarie. Le voci di corridoio vogliono in rampa di lancio Giuseppe Lupo, vicepresidente dell’Ars vicino al mondo sindacale ed ecclesiale, capace di unire realtà diverse e all’apparenza lontane: un nome che metterebbe d’accordo tutti, ma che si concretizzerebbe soltanto se Orlando non scendesse in campo o se fosse espressione di una coalizione ampia e all’interno di un progetto di più ampio respiro. Nel Pd però si ragiona anche su altri nomi che compatterebbero il partito: qualcuno sussurra quello di Caterina Chinnici, magistrato ed europarlamentare, figlia di Rocco, ucciso dalla mafia, anche se l’ipotesi non sembra trovare troppi consensi. Nadia Spallitta, vicepresidente di Sala delle Lapidi, non ha fatto mistero di volersi lanciare alle primarie in rappresentanza delle professioni e del mondo femminile, mentre molti sono rimasti sorpresi dall’iniziativa di Rosi Pennino che la settimana scorsa, a Brancaccio, ha riunito il mondo del sociale in chiave anti-Orlando. Gli addetti ai lavori giurano che da anni non si vedeva una riunione così partecipata in un settore in cui non mancano solitamente rivalità e gelosie, ma all’appello non mancava praticamente nessuno: Rumore, questo il nome del nuovo soggetto, potrebbe insomma partire dal basso e convogliare il mondo delle associazioni e del terzo settore, mettendo alla fine d’accordo anche le correnti del Pd. Una prospettiva a cui molti guardano con interesse, vedendo nella Pennino una possibile candidata a sindaco.
Nel centrodestra, al momento, l’unica candidatura ufficiale è quella di Francesco Scoma, proposta da Forza Italia e che alcuni considerano concreta. Saverio Romano non ha mai detto a chiare lettere che si candiderà alla carica di sindaco, ma è innegabile che il suo nome sia fra i papabili. In molti fra gli azzurri e i centristi non nascondono la simpatia per Ferrandelli, ma il coordinatore cittadino Giuseppe Milazzo, intervistato la scorsa settimana da SiciliaSera, ha detto esplicitamente che finché il fondatore dei Coraggiosi avrà in tasca la tessera del Pd non potrà essere sostenuto dal centrodestra e che la coalizione delle Comunali dovrà riprensentarsi identica alle Regionali, mandando un messaggio non da poco a Ncd.
In campo c’è anche il nome di Francesco Greco, ex presidente di Amg ai tempi di Cammarata e oggi presidente dell’Ordine degli Avvocati e della Consulta degli Ordini professionali della Camera di Commercio di Palermo ed Enna. Insomma, un candidatura che sarebbe sostenuta dal mondo delle professioni e degli imprenditori ma che dentro Forza Italia (anche ai più alti livelli) incontrerebbe più di una resistenza: potrebbe essere però la carta da giocarsi, qualora non si chiudessero altri accordi. In campo dovrebbe esserci anche il movimento Siciliani Liberi del docente universitario Massimo Costa, che presenterebbe come sindaco il docente Ciro Lomonte.
La nuova legge elettorale, votata dall’Ars in estate, ha indebolito notevolmente il peso politico di chi, come Leoluca Orlando, ha sempre fatto il battitore libero, lontano dai partiti e dagli alleati. A questo bisogna aggiungere l’incognita rappresentata dal Movimento Cinque Stelle che tutti considerano un competitor di primo piano, ma che è difficile da quantificare visto che intercetta un voto di protesta che spesso sfugge ai calcoli che si fanno nelle segreterie.
Insomma, un quadro frastagliato su cui pesano altri due elementi: il referendum costituzionale e le Regionali. Il referendum, infatti, rappresenterà uno spartiacque di non poco conto: la vittoria del ‘no’ destrutturerebbe l’attuale panorama politico, con conseguenze a cascata dal piano nazionale a quello locale, favorendo la corsa di chi, come Orlando ma anche come Fabrizio Ferrandelli, si presenta slegato dai partiti e punta a un voto di opinione, cavalcando l’onda su cui si muovono i grillini; la vittoria del sì invece consoliderebbe la leadership di Renzi e soprattutto il Pd, dando nuovo smalto al sistema dei partiti che a quel punto proverebbero a vendere cara la pelle con nomi di apparato. C’è poi da considerare che, se verranno rispettate le scadenze naturali, in primavera si voterà a Palermo e a ottobre per la Regione: il che significa che l’esito delle Comunali inciderebbe profondamente sui possibili equilibri per la corsa a Palazzo d’Orleans.
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