Pd, partigiani contro Renzi | Ma la guerra è per i seggi - Live Sicilia

Pd, partigiani contro Renzi | Ma la guerra è per i seggi

Il segretario e i suoi fedelissimi hanno le loro responsabilità. Ma dov'erano gli altri in passato?

SEMAFORO RUSSO
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3 min di lettura

La formazione delle liste per le politiche del prossimo 4 marzo ha scatenato dentro il Pd siciliano violente reazioni da parte di coloro che sono stati tagliati fuori in malo modo – con metodi effettivamente sbrigativi – direttamente da Matteo Renzi. Nascono addirittura, per protesta, “I partigiani del Pd”, dimenticando forse che i partigiani combattevano per la libertà da criminali dittature non per seggi sicuri in Parlamento secondo il peggiore manuale “Cencelli”.

Insomma, tutti addosso a Renzi e al suo luogotenente Davide Faraone accusati di ogni nefandezza possibile e immaginabile, magari oltre i sicuri demeriti. Surreali appaiono le argomentazioni usate dalle vittime della notte dei lunghi coltelli, incentrate sull’affermazione di chissà quali valori alti ignorati e calpestati dallo stato maggiore del Nazareno. In realtà, si è trattato di uno scontro sulla distribuzione dei seggi al proporzionale – liste bloccate con i “nominati” già scritti sulla scheda – e c’è chi ne è uscito con le ossa rotte, un regolamento dei conti tra i renziani al comando e chi doveva essere in qualche modo epurato o fortemente ridimensionato perché non sufficientemente fedele al capo.

“Sta distruggendo il partito”, dicono gli esclusi talmente infuriati da rimuginare serie ritorsioni, in campagna elettorale e subito dopo. E’ davvero così? E’ Renzi, o meglio, è unicamente Renzi che sta distruggendo il partito del 40% alle europee? Specialmente in Sicilia, terra nella quale il Pd ha registrato pesanti sconfitte, l’ultima alle recenti regionali con il proprio candidato a Palazzo d’Orleans arrivato terzo, le cose stanno così? Le responsabilità di Renzi segretario sono probabilmente parecchie, ma certamente la prima è proprio quella di avere tollerato e poi sostenuto la classe dirigente locale del Pd responsabile di scelte che hanno trascinato il partito rovinosamente giù nel numero degli iscritti e dei consensi.

Il Pd in Sicilia aveva già cominciato a snaturarsi, per non andare troppo lontano, con l’incredibile abbraccio al governo di Raffaele Lombardo, un tradimento clamoroso della volontà dei propri elettori. Con l’avvento dei governi Crocetta la posizione dei dem si è rivelata il distillato puro dell’ipocrisia: da un lato aspre critiche rivolte a Rosario da Gela, fino alla minaccia lanciata da Antonello Cracolici di “spegnere la luce” al governo e alla legislatura; dall’altro il tacitarsi improvvisamente dopo avere ottenuto poltrone assessoriali e infinità di posti nell’alta burocrazia, negli uffici di gabinetto, nel sottogoverno regionale.

Nel 2015, con la regia dei renziani siculi e la benedizione romana, sono cominciate sfacciate operazioni di riciclaggio di vecchio personale politico di lombardiana e cuffariana memoria, purchè arraffa voti. Non mi pare di ricordare barricate dei ras piddini siciliani contro tale selvaggio reclutamento; non mi pare di rammentare orgogliose rivolte dei giovani democratici o chiusure di circoli “per dignità” come avvenuto adesso per ribellarsi allo strapotere dei titolari pro-tempore della ditta. No, il Pd non lo sta distruggendo Renzi, lo state distruggendo voi insieme a lui cari dirigenti e deputati regionali del Pd siciliano. Riducendolo a un contenitore vuoto, desolata dimora dei baroni del consenso senz’anima e dei padroni delle tessere d’apparato, gli uni contro gli altri armati per contendersi una coperta sempre più corta.


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