Pd, verso il congresso |"La pax piddina"

Pd, verso il congresso |”La pax piddina”

I duellanti che daranno vita alla seconda puntata di questa piccola “Guerra dei Roses” nostrana sono Enzo Napoli e il civatiano Domenico Grasso.

 

Catania. Il Pd etneo verso il congresso provinciale. Sono stati giorni febbrili quelli che hanno separano i vertici democratici catanesi dalla data di scadenza per la consegna delle candidature. Ieri sera alle 20 il nodo è stato finalmente sciolto. I duellanti che daranno vita alla seconda (si spera più fortunata) puntata di questa piccola “Guerra dei Roses” nostrana sono Enzo Napoli e il civatiano Domenico Grasso. Seppellita l’ascia di guerra, la dirigenza del partito sembra apprestarsi a vivere una sorta di pax piddina. Ma andiamo con ordine. Pochi mesi fa li avevamo lasciati con un congresso sospeso e dure accuse reciproche di irregolarità durante le votazioni. Archiviata l’assise congressuale e messi in soffitta i due protagonisti della prima puntata, Jacopo Torrisi  e Mauro Mangano, i vertici democratici si sono a lungo impegnati nell’impresa, assai ardua, di trovare un nome di sintesi tra le varie anime del partito. In realtà lo avevano a portata di mano: Enzo Napoli, già reggente della federazione. Rumors insistenti hanno indicato per settimane la volontà dell’asse Bianco-Raia-Burtone di convergere verso un candidato unitario. Il nome di Napoli è stato più volte tirato in ballo in queste settimane. Più incerto, invece, il destino di berrettiani e renziani.

Correre con un candidato di area e “pesarsi” sfidando la sorte? O calmare le acque e sposare una proposta unitaria? Questo è stato il dilemma che ha tenuto banco. Per giorni, inoltre, è circolata la voce di una probabile candidatura targata Anthony Barbagallo, pronto a rimescolare le carte in tavola. Il quadro è diventato via via più chiaro quando sono state rese note le candidature alla segreteria regionale. Se da un lato la corsa dell’uscente Lupo, esponente della corrente Areadem della quale fa parte lo stesso Barbagallo, poteva fare presagire una candidatura franceschiniana anche a Catania, il nome di Fausto Raciti ha avuto un peso di gran lunga superiore nel determinare le scelte etnee. Infatti, il segretario dei giovani democratici, di fede indiscutibilmente cuperliana, ha trovato l’appoggio di buona parte dei renziani determinando un’ampia convergenza sul suo nome. I sostenitori catanesi di Raciti, berrettiani in primis, stando così le cose hanno evitato di spaccare il partito con candidature di rottura. In fin dei conti lo stesso Napoli appartiene all’area cuperliana ma ha un sostegno più composito.

Alla fine dei giochi il candidato di garanzia non dispiace a nessuno, soprattutto perché la vera partita si giocherà in sede di segreteria provinciale (in termini di incarichi). Per quanto riguarda, invece, il match sulla città (cioè l’elezione del segretario cittadino) questo avrà altre caratteristiche e in quella sede, con ogni probabilità, si assisterà a un confronto a carte scoperte tra le diverse componenti del partito. Per il momento, invece, regna la pax piddina, visto che l’esito del congresso sembrerebbe scontato, con buona pace dei civatiani. Resta da capire, però, se ripiegare sul nome di Napoli sia una vittoria o una sconfitta. Il secondo poema dell’epopea democratico è ancora tutta da scrivere, forse.


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