Un giorno Maurizio d’Este segnò una tripletta contro uno spaesato Ajax. In una feroce amichevole. Gli olandesi erano calati nella povera terra di Sicilia, su quel povero campo di calcio di serie C, con l’alterigia dei marziani civili e colonizzatori. Ne beccarono quattro dai rosa di mister Caramanno. L’ultimo sigillo fu di Maurizio (sbaglio ci fu, si chiamava Gaimpiero, ahi la memoria labile e affascinante, ndr) Pocetta all’intontito portiere Stanley Menzo.
Eravamo ragazzi palermitani, ma ci parve di toccare il cielo con tutta la mano. E ci sembrò di non potere chiedere nulla agli anni a venire. Quattro a zero all’Ajax e cosa vuoi di più? Chi scrive c’era quel giorno. E in molti altri giorni.
Ho avuto la fortuna di raccontare la macchia nera della sconfitta di Lecce che sbarrò la serie A ai coraggiosi ragazzi di Sonetti. Fortuna, sì, perché soffrire con un popolo intero sminuì la mia sofferenza. Ho avuto la fortuna davvero di narrare la notte in cui una sbigottita Palermo si trovò in serie A. Che notte quella notte. I vecchi ballavano e non dormì nessuno. E ancora oggi mi pare di non avere mai raccontato nulla di più forte. Ci sono momenti in cui perfino i giornalisti piangono. Col primo morto sul taccuino. Per una luce tenera e sospesa, col suo bagliore intenso fino al parossismo. Le lacrime di Palermo erano vere quella notte. Niente maschere, né sotterfugi. Lacrime vere e dolci di sorpresa, di risanamento contro ogni male, di pace contro ogni demonio.
La notte che verrà dopo la Samp, lieta o funesta, incrociando tutte le dita disponibili, non potrà mai eguagliare la festa della promozione. Perché mancherebbe ancora una partita all’ordalia, perché forse nemmeno la Champions conquistata sarebbe all’altezza. La promozione in serie A fu una festa da disperati. Fu una tavola imbandita per affamati. L’amore che non ti aspetti. Il biglietto della lotteria. Il destino benevolo dopo anni di arsura. E Palermo sognò il cambiamento per una lunghissima veglia. Sognò di aprire gli occhi diversa, non più Palermo, ma ancora Palermo.
Ora cosa dovrebbe scrivere un giornalista nel momento topico della stagione? Sociologia e gol? L’auspicio che l’eventuale Champions porti via la munnizza, per renderci finalmente europei? Sarebbe retorica e porterebbe il consenso. Però sempre retorica sarebbe. Due cose, magari, si potranno scrivere, al netto dei pennacchi e dei fronzoli. E’ giusto ricordare ai tifosi rosanero da dove veniamo: da Kroton, da Lamezia. Comunque vada sarà un successo. Altro che Ajax.
E poi, nostra Palermo perdutissima, chi scrive ti augura di ritrovare, una volta o l’altra, le lacrime di una notte di promozione. Perché in quelle lacrime è custodita la tua scomparsa, evaporata, felicità.
(in apertura una foto del Palermo in C2)