Perse il figlio in un incidente | "Pensate a Marco: non correte" - Live Sicilia

Perse il figlio in un incidente | “Pensate a Marco: non correte”

Marco Muratore

La famiglia di Marco Muratore, morto a 17 anni per le conseguenze di un grave incidente avvenuto a fine novembre in via Giafar, scrive agli amici del figlio. La lettera è stata pubblicata sul giornale dell'istituto Danilo Dolci che Marco frequentava.

Palermo, l'appello della famiglia Muratore
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PALERMO – “Il nostro è un grido, un appello a tutti giovani come Marco. I nostri consigli da genitori non devono essere vissuti come negazioni, ma come possibilità per crescere”. Sono le parole di Daniela, Gaspare e Giovanni Muratore, padre, madre e fratello del diciassettenne che ha perso la vita per le conseguenze di un incidente stradale in via Giafar.

La tragedia è avvenuta a fine novembre, quando la motocicletta di Marco ed una Fiat Panda si sono scontrate all’altezza di via Conte Federico. Tre giorni dopo il giovane è morto nel reparto di rianimazione dell’ospedale Civico, dove la sua famiglia e decine di compagni del Danilo Dolci hanno sperato fino all’ultimo che avvenisse il miracolo. I genitori del ragazzo hanno poi acconsentito all’espianto degli organi, dando con il loro gesto generoso la possibilità di una vita migliore a chi fino a quel momento non l’aveva. E pochi giorni fa hanno preso carta e penna per rivolgersi a tutti coloro che conoscevano il figlio. Hanno scritto agli studenti dell’istituto psico-pedagogico di Brancaccio e, oltre a manifestare la speranza di un ricordo quotidiano per il loro giovane ragazzo la cui vita si è spezzata in strada, hanno invitato i giovani a non “chiudere la porta” ai genitori. Un testo commovente apparso sul giornalino della scuola e accolto con piacere da tutti gli studenti:

Ciao, ragazzi Come state? In questi giorni vi abbiamo osservato fuori dall’ospedale, mentre piangevate, ridevate, e restavate in attesa di un positivo risvolto di ciò che è accaduto a Marco. Vi ringraziamo uno per uno per la vostra presenza durante questi giorni bui e dolorosi. Siete stati una presenza importantissima per sopportare queste ore di attesa e di contrizione, una boccata d’aria fresca nelle lunghe ore trascorse al reparto di rianimazione. Cari ragazzi, fate in modo che tra un mese tutto non passi in secondo piano. Altrimenti quello che è accaduto a Marco sembrerà ancora più insensato e irrazionale. Vi preghiamo, ragazzi, di far sì che Marco non sia volato via lontano da noi per il Nulla! Quando il “picco“ di emotività, le lacrime, i post su Facebook, i video, saranno passati nella cronologia delle notifiche, ognuno di voi, ma anche amici e parenti più o meno lontani, ricomincerà la propria vita. Noi che lo amiamo dovremmo fare i conti con una inaccettabile “realtà”: Marco non c’è più… Facciamo in modo che ciò che è accaduto a Marco, fatto terribile, angoscioso, irrazionale, non sia qualcosa di sterile, facciamo in modo che tutta questa ondata di emozioni, messaggi, lacrime e dolori non passi veloce come un temporale dopo due giorni di scirocco e tutto ciò che abbiamo provato e vissuto ci rimanga dentro e non ci scorra in superficie come acqua … Ragazzi, noi genitori sappiamo che vi rompiamo le scatole, che i professori spesso vengono percepiti da voi solo come dei datori di compiti e che la scuola è una specie di boccone amaro che vi obblighiamo a sopportare ogni giorno. Ma gli orari, le regole, il casco e i coprifuoco non sono un elenco di imposizioni. Ribaltate i punti di vista, siate davvero controcorrente!  Ripartiamo dal “Giorno Zero il giorno di Marco”! Cos’è il “Giorno Zero”? E’ quel momento in cui ci rendiamo conto che abbiamo delle cattive abitudini, che non accettiamo determinate regole, che ci siamo abituati a cose sbagliate, come la spazzatura per strada. E quindi, da domani, fate concretamente qualcosa per cambiare le “cattive abitudini” fino a cambiare anche la nostra vita. Da domani, quando la mattina la mamma o il papà vi ricorderanno di mettere il casco o ritornare presto, non sbattetegli la porta in faccia, pensate a Marco!
Quando qualcuno vi taglia la strada, non accelerate per non essere da meno, non superatelo! Pensate a Marco. Quando, a fine quadrimestre, i professori vi propongono di studiare una roba pesante, non vivetela come un’imposizione passiva, non è una medicina amara, provate a ribaltare il punto di vista, provate a studiare per voi stessi per semplice gusto di sapere qualcosa in più della lezioncina imparata a memoria. Il prossimo anno, quando a ridosso delle vacanze natalizie, si ripresenterà il tema dell’occupazione della scuola, pensate al “Nostro Marco”, siate davvero rivoluzionari e controcorrente e sforzatevi di proporre qualcosa di più costruttivo e fruttuoso. Noi vi proponiamo il “Giorno Zero di Marco”, una giornata in cui ricordare quello che è accaduto in questi giorni. Non un giorno in cui semplicemente si debba parlare di incidenti stradali e di un ragazzo che è morto per uno Stop non rispettato, altrimenti anche questa tragedia sarà l’ennesimo tam-tam folkloristico per i giornali, l’ennesima puntata alla Barbara D’Urso, l’ennesimo gruppo “feisbucchiano” lacrimoso e melenso. “Il giorno Zero di Marco” deve essere una nuova mentalità, un’occasione per ognuno di voi di abbandonare un’abitudine negativa della quotidianità, un’occasione di riflessione, magari anche un giorno di attività didattiche particolari scelte insieme ai vostri docenti, ma soprattutto un nuovo modo di pensare, di “sentire” e di vivere il mondo intorno a voi.
Vi abbracciamo

La famiglia del diciassettenne chiamato da tutti “Marcolino”, ha inoltre creato un gruppo gruppo su Facebook, “In memoria di Marco Muratore”. “E’ un modo per restare in contatto con gli amici di nostro figlio – dice il padre Gaspare – ed informare degli eventi che organizzeremo periodicamente per ricordare Marco”. Sulla pagina web del ricordo ci sono già decine di fotografie del ragazzo, pensieri scritti da chi lo conosceva e frequentava la scuola con lui. Un’immagine ritrae “Marcolino” con i suoi compagni di scuola: “Gli anni più belli li abbiamo trascorsi insieme a te”, scrivono.


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