Tutta del colpa del vento. Quel vento che ha spostato a favore di un sub le sorti del processo che lo vedeva imputato per avere pescato in una zona interdetta di mare.
Nel novembre del 2009, M.M., 53 anni, appassionato di pesca subacquea, viene beccato dagli uomini della Capitaneria di porto nello specchio di mare antistante l’aeroporto Falcone e Borsellino. L’imputato ha raccontato di essersi immerso nelle acque di località Fonda Orsa in condizioni di mare calmo. Poi, però si era alzato il vento che lo aveva spinto a largo. Solo a fatica, e per evitare il peggio, era riuscito a riavvicinarsi alla costa. Una ricostruzione confermata da un certificato risultato decisivo per l’assoluzione.
Il difensore, l’avvocato Toni Palazzotto, ha prodotto un documento da cui emergeva che quel giorno di novembre il vento soffiava forte, a 15 chilometri orari. E così il giudice Vincenza Gagliardotto del Tribunale di Carini ha assolto l’imputato con la formula perché il fatto non costituisce reato: “Non è provato che l’imputato sia entrato nella zona vietata con l’intenzione di eludere il divieto imposto. Appare verosimile che sia stato trasportato nella zona vietata dalla forza del vento”. Da qui l’assoluzione.