PALERMO – Insulti, telefonate anonime, minacce. Quattro mesi da incubo sfociati nella violenza pura, con un vero e proprio pestaggio avvenuto a pochi metri da casa. Ha cercato di sfuggire per l’ennesima volta al branco, correndo ad altissima velocità sul suo skateboard, aggirando ogni ostacolo, dando vita ad una spinta sempre più forte dettata dalla paura e aiutata dalla sua grande agilità. Ma ciò non gli ha risparmiato le ferite. Si reputa però un sopravvissuto e dice di essere ancora vivo proprio grazie al suo skate.
Lui è un giovane palermitano, uno studente di diciannove anni finito nel mirino di tre coetanei che avevano trasformato la sua vita in un inferno. Il prezzo da pagare per avere la tranquillità, sarebbe stato – forse soltanto inizialmente – di dieci euro. Quelli che il giovane avrebbe dovuto dare ad una quarta persona in cambio di uno spinello. Il creditore, stando a quanto il ragazzo ha raccontato alla polizia, non avrebbe mai chiesto i soldi. Sarebbe stato uno dei componenti della banda a fare a sua insaputa le sue veci, dando vita ad una tentata estorsione.
“Sono quasi sicuro che avrebbero continuato a chiedermi denaro – racconta il diciannovenne che preferisce rimanere anonimo -. Per questo non ho ceduto. Il diretto interessato non si è mai preoccupato di questo piccolo debito, ma loro tre sono venuti a conoscenza della vicenda e ne hanno approfittato, cominciando a perseguitarmi telefonicamente e poi di presenza”. Il “branco” è così rimasto in agguato per mesi. Dall’inizio dell’anno non ha mai perso di vista la vittima, monitorata ad ogni suo spostamento e presa di mira più volte. “Abitano a duecento metri da casa mia, nella zona della Fiera, evitarli era quindi quasi impossibile. Mi muovo sempre con lo skate, so quindi allontanarmi rapidamente, ma per ben due volte me la sono vista brutta”.
Il ragazzo è infatti un appassionato di “parkour” una disciplina che consiste nell’eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo con la maggior efficienza di movimento possibile. “E’ stato lo skateboard a salvarmi la vita – dice a LiveSicilia – durante l’ultima aggressione ho creduto che sarei morto”. Ma andiamo con ordine, perché il diciannovenne è stato aggredito la prima volta in via Montepellegrino, la seconda poco tempo fa in via Angiò, nei pressi della stazione della metropolitana vicino alla fiera. Per fortuna questa è stata l’ultima.
“Erano in tre contro uno. Mi hanno rincorso, uno di loro mi ha colpito al collo, poi alla schiena. Sono stato sorpreso alle spalle e qualcuno ha afferrato le mie gambe da dietro, scaraventandomi per terra. Quel giorno – racconta – durante la fuga ho cominciato a camminare tra le auto in corsa, ho chiesto aiuto. ma nessuno si è fermato. Sono tornato a casa ferito, sotto choc, disgustato”.
Ma il peggio, come se il primo episodio non fosse bastato, doveva ancora arrivare. Il diciannovenne è infatti successivamente stato inseguito e colpito alla testa con il suo stesso skateboard. “A distanza di un mese sono stato aggredito di nuovo. Stavo aspettando un mio amico sotto casa quando mi sono accorto che i tre erano fermi vicino al panificio. Improvvisamente mi sono accorto che due dei miei aggressori si stavano avvicinando. Un terzo, in lontananza, veniva verso di me con un atteggiamento che non mi ha lasciato alcun dubbio: volevano picchiarmi. Sulla mia tavola ho cominciato a correre all’impazzata – spiega – sono andato in direzione di via Ferri, poi mi sono rifugiato nella stazione della metropolitana. A quel punto ho creduto di averli seminati, perché ero stato inseguito a piedi”.
In realtà, dopo pochi istanti sono volati calci e pugni. “Mi hanno raggiunto con uno scooter, soltanto due di loro. Mi sono fatto forza ed ho continuato a correre, mi è sembrato di volare. In via Angiò però le cose si sono messe male: mi sono trovato tra un muro e il loro scooter. Sono riuscito a farli cadere dal ciclomotore, ma a quel punto mi sono trovato per terra anch’io. Mi hanno sferrato calci sulla schiena, poi mi hanno colpito in faccia. Infine, uno di loro ha afferrato lo skate e mi ha colpito in testa”. Quella stessa tavola con le ruote è diventata però un salvavita per il giovane studente. “Sono riuscito a colpire uno di loro con lo stesso skate, che ho recuperato poco dopo. E poi a tutta velocità, sono tornato alla stazione per chiamare la polizia”.
Gli agenti dell’Investigativa del commissariato Libertà sono arrivati in pochi minuti in zona. “Sono rimasto a bocca aperta, i poliziotti sono stati velocissimi e sono riusciti ad individuarli subito – dice il ragazzo -“. Due sono stati arrestati per lesioni e tentata estorsione, il terzo è stato denunciato. “Una brutta vicenda – conclude – che non auguro a nessuno. Consiglio ai miei coetanei di rivolgersi alla polizia in caso di situazioni simili. Se io avessi avuto più fiducia prima, probabilmente l’avrei fatto quattro mesi fa. Mi sono reso conto che la cosa più giusta è chiedere aiuto, perché “branchi” del genere non si fermano davanti a nulla”.