Petrolchimico, niente sigilli a Isab | Accettate le condizioni del Gip - Live Sicilia

Petrolchimico, niente sigilli a Isab | Accettate le condizioni del Gip

Esso non si è ancora pronunciata. Ha tempo fino all'8 agosto.

SIRACUSA – Anche se con qualche mugugno, Isab accetta le prescrizioni dettate dalla Procura di Siracusa lo scorso 21 luglio nel procedimento di sequestro degli impianti per inquinamento dell’aria. L’azienda si difenderà dalle contestazioni nel corso del procedimento giudiziario, ma intanto non scatteranno i sigilli agli stabilimenti Isab “Nord” e “Sud” del colosso di proprietà della russa Lukoil nel petrolchimico di Priolo-Augusta. Con un provvedimento storico la Procura di Siracusa aveva ottenuto dal Gip del tribunale aretuseo, il sequestro preventivo, subordinandolo all’accettazione di alcune prescrizioni (adeguamenti in direzione della diminuzione delle emissioni). Due anni di indagini, secondo la Procura, avrebbero portato al riconoscimento nei confronti di Isab e Esso di “un significativo contributo al peggioramento della qualità dell’aria dovuto alle emissioni degli impianti”. Provvedimento notificato il 24 luglio.

Quindici giorni di tempo per accettare gli adeguamenti, pena i sigilli. L’Isab, come detto, ha accettato. Esso non si è ancora pronunciata. Ha tempo fino all’8 agosto. “Isab ha sempre operato nel rispetto delle autorizzazioni in suo possesso rilasciate dalle competenti autorità”, ha dichiarato Isab attraverso una nota a firma di Claudio Geraci vicedirettore generale Risorse umane e Relazioni esterne. Riguardo alle Aia: “Il contenuto tecnico ed amministrativo di questi dispositivi è il risultato del vaglio tecnico e normativo di diversi esperti del settore appartenenti ad amministrazioni locali, regionali e nazionali nel complesso meccanismo delle Conferenze di servizio, ossia nella massima evidenza pubblica di tutti i documenti tecnici ed amministrativi prodotti e esaminati”. Isab insomma rivendica il fatto che tali provvedimenti non siano mai stati impugnati “e pertanto allo stato risultano pienamente validi ed efficaci”.

Le prescrizioni del tribunale di Siracusa, che hanno lo scopo di mitigare ulteriormente l’impatto ambientale della raffineria, secondo Isab “facevano già parte di un programma di interventi discussi in sede di Autorizzazione integrata ambientale” con ministero e enti locali di controllo. E perciò Isab – sempre secondo la nota dell’azienda – avrebbe potuto fare ricorso. Ma, ha concluso Isab “atteso che le prescrizioni concernono interventi in coerenza con la politica aziendale di attenzione verso la tutela dell’ambiente, dell’occupazione e dello sviluppo socio economico del territorio, ha ritenuto di accettare il programma di interventi secondo le scadenze previste nel decreto di sequestro preservando la piena operatività della raffineria”.

Tra le contestazioni della Procura in realtà ci sarebbero “lacune” nelle stesse Aia rilasciate dal ministero. Una parte del provvedimento della Procura non lascia tranquilli nemmeno gli organi amministrativi di controllo: parla di Aia “rilasciata all’Isab che si connota per la particolare genericità, lacunosità delle prescrizioni e per la presenza di scelte atipiche e talvolta anomale”. La società, come sottolineato A Livesicilia anche dal collegio difensivo formato dai legali Massimo Milazzo, Giovanni Grasso e Mario Gebbia, “confida nel contempo di chiarire definitivamente la sua posizione e la correttezza del proprio operato nel corso del procedimento giudiziario”.

Nell’inchiesta ci sono anche otto indagati: cinque tra i vertici Isab, tre tra quelli Esso. Dovranno rispondere di disastro ambientale colposo e di emissioni nocive (art. 674 del codice penale). Insomma, intanto da giorno 8 agosto, termine di scadenza dettato dalla Procura, certamente resteranno attivi gli impianti Nord e Sud dell’Isab. La Nord non fa raffinazione, ma conversione. La Sud invece opera con una potenza di 12 milioni di tonnellate annue di greggio. Insieme all’altra raffineria (Esso, 6 milioni di tonnellate annue) raggiunta dal provvedimento di sequestro, produce il 20% del fabbisogno energetico nazionale. 3.500 lavoratori in tutto, tra diretti e indotto. Lo ha ricordato il segretario provinciale della Uil, Stefano Munafò, che ha aggiunto: “Salvaguardia dell’ambiente e salvaguardia dei posti di lavoro, per noi, devono camminare insieme”.

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